Bere vino allena il cervello? Meglio di musica classica e matematica
Vi ricordate il mitico sommelier interpretato da Antonio Albanese, che decanta il vino rosso a suon di musica e di movimento di bacino, che lo degusta con una invidiabile “sobrietà” e che alla fine della performance stupisce il pubblico rivelando che sì, in effetti “è rosso”? Bene, sappiate che con tutto il vino che il comico ha annusato e sorseggiato, dovrebbe avere un cervello allenato ed elastico come pochi.
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Perché? Il neuroscienziato dell’Università di Yale Gordon Shepherd ha scoperto che il vino è in grado di stimolare alcune parti del nostro organo pensante meglio e più in profondità di un complicato problema matematico.
Degustare il vino sarebbe cioè un’operazione superiore e più esclusiva rispetto all’ascolto della musica classica, alla contemplazione di un’opera d’arte o alla risoluzione di un quesito fatto di numeri e incognite.
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“C’è una straordinaria gamma di sistemi cerebrali sensoriali, centrali e motori coinvolti nella degustazione dei vini” ha fatto sapere lo studioso.
Bere vino allena il cervello: impegna il nostro cervello più di ogni altro comportamento umano
Alla base dello studio condotto da Shepher la convinzione che questo momento sia capace di coinvolgere i 5 sensi allo stesso tempo: la vista viene allenata a identificare ogni sfumatura del vino; l’olfatto permette di distinguere ogni sentore e aroma in esso.
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Il tatto, poi, viene stimolato dal bicchiere fatto abilmente roteare per far respirare il vino e ovviamente il gusto, al momento dell’assaggio, ci riporta a ricordi, sensazioni ed emozioni personali facendo lavorare la corteccia cerebrale e rendendo l’esperienza un vero e proprio toccasana per il cervello.
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