Se ne è andato ieri all’età di 66 anni, protetto da quella riservatezza che ha caratterizzato tutta la sua vita. Perché Sergio Marchionne era sì un personaggio pubblico, ma teneva a custodire il suo privato. E forse non avrebbe neanche gradito tutto il clamore che le sue condizioni di salute hanno suscitato.
Un alto livello di privacy è stato garantito anche dalla clinica di Zurigo dove era ricoverato e dove alla fine ieri si è spento. Tanto che solo nelle ultime ore, dopo varie indiscrezioni, è stato reso noto il motivo del decesso dell’ex Ad di Fca: embolia cerebrale a seguito di intervento chirurgico per un sarcoma invasivo alla spalla.
– L’ultima frase prima di morire, ecco cosa aveva detto Sergio Marchionne: la frase shock
In poche parole, durante l’operazione, una delle arterie del cervello del top manager si è occlusa causando danni irreversibili. Un imprevisto che ha fatto precipitare la già delicata situazione.
Il cosiddetto embolo può formarsi in un paziente che è vigile, portando alla perdita di coscienza e convulsioni. La situazione può risolversi in un lasso di tempo breve o può invece prolungarsi per ore.
L’ostruzione di un’arteria nel cervello, però, può avvenire, come nel caso di Marchionne, anche durante un’operazione, ma in questo caso, nonostante l’intervento immediato dei medici, non sempre si riescono a limitari i danni causati dall’embolo.
La gravità delle conseguenze neurologiche provocate dall’embolia cerebrale dipende dall’entità della lesione, che se grave può causare anche seri danni permanenti.
Un effetto diretto in tale circostanza potrebbe essere anche l’ictus, poiché con l’arteria ostruita il sangue non riesce correttamente a raggiungere il cervello.