Uno studio ancora in fase sperimentale ha evidenziato come si possa fare screening per il rischio infarto e ictus attraverso la voce del paziente.
La voce può indicare se una persona è a rischio infarto o ictus. Le malattie cardiovascolari sono la causa più frequente di morte in Italia. Fare screening è la via per individuare i più importanti fattori di rischio e mettere in atto, con il medico, le strategie più efficaci per controllarli. Negli ultimi anni gli studiosi stanno sviluppando strumenti che permettano uno screening attraverso la voce del paziente.
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Lo studio
Come riporta Today.it ci ha provato, tra gli altri, un team di ricerca internazionale guidato dai ricercatori del Dipartimento di malattie cardiovascolari della Mayo Clinic di Rochester (USA). I ricercatori hanno sviluppato un algoritmo basato sull’intelligenza artificiale in grado di calcolare il rischio di infarto corso da una persona. Questo sulla base delle registrazioni vocali. Lo studio è ancora in fase sperimentale, ma è stato presentato all’ultimo congresso dell’American College of Cardiology.
Gli studiosi hanno chiesto a un centinaio di pazienti, arrivati in pronto soccorso con insufficienza cardiaca, con segni di ipertensione polmonare e dolore toracico, e ricoverati poi per malattia coronarica, di registrare tre diversi messaggi vocali di circa mezzo minuto.
Attraverso un algoritmo di Intelligenza Artificiale hanno analizzato circa 80 parametri vocali. Così facendo sono riusciti a identificare un marcatore vocale di ictus e infarto, in base al quale hanno assegnato punteggi diversi ai pazienti.
I risultati della ricerca sul rischio infarto
Che cosa hanno visto i ricercatori? Che chi presentava un marcatore vocale con punteggio più elevato aveva un rischio 2,6 volte più alto di patologie delle arterie coronariche. Non solo, perché è emerso qualcosa di interessante anche circa i due anni successivi al controllo. Chi aveva punteggi elevati di questo marcatore vocale, in poco meno di sei casi su dieci era andato in ospedale per dolore al torace o sintomi di sindrome coronarica acuta. Questo contro il 30,6% osservato nei soggetti con punteggio più basso.
Da questa scoperta si evince che la fonetica possa portare alla luce un rischio infarto prima che si manifesti clinicamente, salvando quindi la vita a molte persone.
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