Lean on Pete, in concorso a Venezia 74
Il mondo cambia e ci sorprende ogni giorno per la sua rudezza, sembra che l’essere umano non riconosca più la propria identità, “E pur vero che siamo fragili, brutti, meschini e litigiosi, ma se quel che siamo fosse tutto qui, saremmo scomparsi dalla faccia della terra da mille”. Con questa citazione di John Steibeck in mente il regista Andrew Haigh ci propone Lean on Pete trasposizione cinematografica de La Ballata di Charley Thompson di Villy Vlaudin in concorso a Venezia 74.
Lean on Pete, sinossi
La storia racconta il vicende di Charley quindicenne americano trasferito a Portland con il padre (Travis Fimmel). Abbandonati dalla madre in giovanissima età, Charley è alla ricerca di stabilità e semplicità quotidianità. Per aiutare il padre single e senza una fissa occupazione Charlie trova un lavoro per l’estate presso un addestratore di cavalli (Steve Buscemi). E qui che conosce Lean on Pete, un vecchio destriero con il quale crea un rapporto ed inizia un percorso, un viaggio dal purgatorio all’inferno che lo porta ad attraversare l’America in cerca di soluzioni, semplici e puri sentimenti, bisogni autentici di un giovanissimo.
Lean on Pete, la nostra recensione
Lean on Pete è una straordinaria allegoria dell’America di oggi, un autoritratto e lucida analisi di un paese che ha perso la sua identità. Charlie, biondo e bellissimo, puro negli ideali e nei sentimenti, è costretto a confrontarsi con una realtà e con azioni che non gli appartengono. Un viaggio alla ricerca delle proprie radici Charlie è il cavaliere che non ha il desiderio di cavalcare il suo destriero perchè “non può”, Il cavallo è l’animale sacro americano e il suo ruolo nel film è iconico come la sua fine.
L’America che si attraversa è quella fatta di homeless, di violenza e cinismo, di strade e stazioni di servizio perse in deserti e paesaggi sterminati. Gli incontro sono fotografie di un presente ed un passato, la compassione delle donne, il disincanto dei reduci, tantissimi incontri che ci raccontano il popolo dei diseredati.
La regia di Andrew Haigh è precisa, chirurgica, l’nterpretazione di Charlie Plammer (Charley) è magistrale e ipnotica, un giovanissimo talento che ci immaginiamo farà breccia nel cuore di mille adolescenti come Di Caprio in ‘Buon Compleanno Mr Grape’ con cui troviamo della analogie.
Alla presentazione in sala più di 7 minuti di applausi.