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Dior, Armani e Alviero Martini: quanto costano effettivamente le borse dei brand di lusso fabbricate in Cina

Le borse dei grandi marchi del lusso come Dior, Armani e Alviero Martini vengono vendute per centinaia e a volte migliaia di euro. Ma quanto costano davvero? Dietro l’eleganza del prodotto finito si nasconde una realtà fatta di subappalti, laboratori cinesi e lavoratori sfruttati, dove il prezzo di produzione è sorprendentemente basso.

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Dior: borse da 2.600 euro prodotte a 56 euro

Nel giugno 2024, la Manufactures Dior Srl è finita sotto amministrazione giudiziaria a seguito delle indagini del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Milano. Le borse venivano prodotte in opifici gestiti da imprenditori cinesi, in ambienti definiti “insalubri” e “al di sotto del minimo etico”. In particolare, la borsa Dior modello Po312yky, venduta a 2.600 euro, costava in produzione appena 53 euro. I lavoratori, spesso irregolari e non tutelati, cucivano per lunghe ore in condizioni pericolose e senza dispositivi di sicurezza. In alcuni casi, dormivano perfino nei laboratori. L’obiettivo era abbattere i costi della manodopera, riducendo anche le imposte attraverso il lavoro nero.

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Armani: una borsa da 1.800 euro può costare 98 euro

Pochi mesi dopo lo scandalo Dior, anche Giorgio Armani Operations Spa è finita sotto i riflettori della magistratura milanese. Le indagini hanno rivelato lo stesso schema: subappalti a società non autorizzate che si appoggiavano a laboratori cinesi in Lombardia. I controlli hanno svelato lavoratori in nero, macchinari privi di dispositivi di sicurezza, e sostanze chimiche pericolose gestite senza criterio. La borsa Armani che troviamo in negozio a 1.800 euro era prodotta a soli 93 euro: una filiera a più livelli, in cui il primo subappaltatore la cedeva a un altro per 250 euro, prima di arrivare all’azienda ufficiale. Sebbene la casa di moda abbia dichiarato di voler collaborare pienamente con le autorità, le responsabilità per mancanza di controllo sono state riconosciute come “colpose”.

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Alviero Martini: produzione a 20 euro, il prezzo finale è di 350 euro

Il primo caso a emergere è stato però quello di Alviero Martini Spa, società che produce borse con le iconiche stampe geografiche. A gennaio 2024, l’azienda è stata posta in amministrazione giudiziaria per non aver controllato i propri fornitori. I carabinieri hanno scoperto che parte della produzione era affidata a laboratori cinesi clandestini in Lombardia, dove i lavoratori vivevano nei capannoni e lavoravano in nero per molte ore al giorno. Il costo medio di produzione di una borsa era di circa 20 euro, ma il prezzo di vendita toccava i 350 euro. L’azienda ha comunicato la propria disponibilità a collaborare con le autorità e ha ottenuto una prima valutazione positiva da parte degli amministratori giudiziari. Tuttavia, il caso ha messo in luce le falle nei controlli interni e una gestione opaca delle filiere.

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Perché i costi sono così bassi?

Il motivo dei costi così bassi risiede nel ricorso sistematico a subappalti multipli e alla manodopera sfruttata, spesso in nero, in laboratori non ufficiali. Le aziende puntano a minimizzare le spese di produzione per massimizzare i margini di profitto. Questo meccanismo consente quindi di produrre borse di lusso a una frazione del prezzo di vendita, eludendo controlli, normative sul lavoro e obblighi fiscali.

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