Body positivity: il nuovo studio di IPSOS e ONIM esplora percezione ed accettazione della diversità e responsabilità sociale dell’influencer
Più che mai il concetto di “Body positivity” risuona sui social, spazio prediletto degli influencer per lanciare messaggi sull’accettazione di sé nell’ottica di rendere il pubblico consapevole dell’azione dei filtri e della post-produzione nella formazione dell’immagine pubblica.
La società di ricerche di mercato Ipsos, in collaborazione con l’Osservatorio Nazionale Influencer Marketing (ONIM) di cui è partner, ha realizzato la prima indagine in Italia focalizzata sul tema della Body Positivity e il ruolo di influencer e creator. A seguito della pandemia i social sono diventati sempre di più uno strumento di relazione, intrattenimento, ma anche un mezzo in cui discutere di temi sociali.
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Ha acquistato un’attenzione crescente, infatti, il contenuto e un senso di responsabilità ad esso legato. Sempre di più quindi, l’influencer è chiamato a dire la sua con cognizione di causa essendo in prima persona esposto ad un pubblico esigente che chiede serietà e sincerità.
Ma qual è il ruolo dell’influencer in merito alla Body Positivity?
Lo ha illustrato Claudia Ballerini di Ipsos sottolineando come il tema trovi il suo luogo elettivo di discussione proprio sui social network (87%) a differenza di altri topic contemporanei come la sostenibilità o la lotta all’omotransfobia che vengono dibattuti di frequente anche su media più tradizionali.
Importante notare inoltre, che sono soprattutto le donne che animano il dibattito: il 65% delle intervistate, infatti, dichiara che la Body Positivity ha un peso rilevante all’interno dell’universo social. Un dibattito che si rivela anche come conflitto interiore.
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Il tema è delicato e le scelte di comunicazione da parte di influencer e aziende devono essere il più possibile etiche nel loro stesso interesse.
Gli influencer sono legittimati a parlare di Body Positivity?
Secondo l’80% del campione intervistato da Ipsos (che diventa 90% se si isolano solo gli individui appartenenti alla Gen Z) sì, ma a patto che lo facciano nel modo giusto: dimostrando autenticità e coerenza con il loro stile di vita. Pena la perdita di credibilità e la conseguente perdita di follower.
La genuinità dell’influencer si riverbera anche sulla immagine delle aziende che lo scelgono come ambassador. Anche il brand deve risultare autentico nelle sue scelte evitando un approccio di Body washing. Come dimostrato nell’ambito della Body Positivity, ad oggi, quindi, i brand non possono trarre vantaggio dall’attivismo di influencer e creator, se distanti da quanto dicono.
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Con o senza influencer e creator, nella narrazione i brand devono sostenere l’accettazione delle diversità, delle varie tipologie di corpo. L’obiettivo primario è spostare il focus dall’accettazione delle imperfezioni all’accettazione/inclusione di tutte le diversità e dell’unicità di ogni persona.