Vino contro la depressione
Una mela al giorno toglie il medico di torno? Non solo. È scientificamente provato che anche il vino fa bene alla salute e nello specifico è un rimedio naturale contro la depressione. Ovviamente non bisogna esagerare: sono sufficienti uno o due bicchieri di vino al giorno per migliorare il proprio stato d’animo. Lo conferma uno studio svolto dai ricercatori del Mount Sinai Hospital di New York.
Basti pensare che fonti Eurostat riferiscono che in Italia 3,5 milioni di persone soffrono di depressione, in Europa si stima siano oltre 35 milioni. Come può aiutare il vino a combattere il problema?
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Una ricerca pubblicata da Acta Psychiatrica Scandinavica e finanziata dal Consiglio Svedese per l’Informazione sull’Alcol e le altre Droghe (Swedish Council for Information on Alcohol and Other Drugs) dimostra che chi non beve è a rischio depressione più di chi si concede un paio di bicchieri di vino al giorno. Senza esagerare, anche perché chi eccede causa esattamente l’effetto contrario. In percentuale il rischio di cadere in depressione è maggiore del 70 per cento tra chi non beve, mentre per chi beve più del dovuto arriva all’80 per cento.
Tutti i benefici del vino
Sembra che il vino sia capace di aiutare la nostra mente grazie ad alcuni composti che si trovano nell’uva. Secondo uno studio svolto dagli esperti del Mount Sinai Hospital di New York due bicchieri di vino al giorno aiutano il cervello e la sanità mentale. Gli studiosi hanno dato ad alcuni topi da laboratorio 12 composti presenti nell’uva insieme ad acqua potabile. Gli animali sono stati sottoposti a stress per 10 minuti al giorno in 10 giorni consecutivi con altri loro simili aggressivi per poi essere separati.
Il 70 per cento dei topi sottoposti a stress ha mostrato migliori interazioni social.
“La scoperta di questi nuovi composti polifenolici derivati dall’uva che hanno come bersaglio i processi associati all’infiammazione può fornire un modo efficace per trattare dei pazienti con depressione e ansia, condizioni che colpiscono davvero tante persone”
Queste le dichiarazioni del professor Giulio Maria Pasinetti, principale autore della ricerca pubblicata sulla rivista Nature Communications.
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