Quando sui pacchetti delle sigarette sono apparsi dei messaggi di avvertimento sulle gravi conseguenze che il fumo ha sulla salute, il mercato ha subito un crollo: lo stesso potrebbe succedere con il vino, il Parlamento Europeo sta pensando di inserirlo tra le sostanze che provocano il cancro.
Il vino causa il cancro? Lo spauracchio UE e i rischi per l’Italia
L’UE, infatti, sta pensando ad un corpo di norme per combattere l’insorgenza di tumori nel vecchio continente puntando in primis su una campagna informativa contro le bevande alcoliche in generale.
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L’obiettivo è ridurre entro il 2025 di almeno il 10% il consumo di alcol che causerebbe tumori con il 29% di decessi, cirrosi epatica con il 20%, patologie cardiovascolari per il 19% e infine lesioni e incidenti per il 18% dei decessi.
Lo studio sull’alcol e sulla quantità minima che spaventa il Parlamento Europeo
La proposta di legge del cosiddetto Piano anti-cancro troverà spazio in Parlamento il prossimo 15 febbraio e riprende uno studio su Lancet per cui “non esiste una quantità sicura per il consumo di alcol”.
Ciò significa che basterebbe un calice a farci male, tuttavia – come fa notare il presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella – esistono numerosi “studi scientifici in merito al tema vino e salute che affermano con certezza come un buon bicchiere di vino rientri in quello che viene definito stile di vita sano dell’individuo”.
Il rischio è quello di ritrovare sulle bottiglie di vino un bollino nero con la lettera F in cui rientrano appunto le sostanze cancerogene con conseguenze sull’economia del nostro paese, tra i principali produttori di vino e dunque sulla nostra stessa identità.
Vino e cancro: la reazione degli enologi italiani
Oltre alle etichette con gli alert, potrebbero essere in programma divieti di pubblicità e sponsorizzazione eventi per le bevande alcoliche e l’aumento della tassazione.
Ricordiamo che nell’insorgenza di tumori concorrono fortemente anche la predisposizione genetica e lo stile di vita generale di ognuno di noi: aspetti, questi, che al momento non sembrano trovare il giusto peso tra chi sostiene l’approvazione della legge.
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Gli enologi e i produttori di vino in Italia sono sul piede di guerra e si augurano che – in sede di discussione – “la differenza tra bere bene e moderato verrà chiaramente distinta dall’abuso dannoso”.
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