(Adnkronos) –
L’informazione sulla meningite di tipo B e di come sia possibile prevenirla non è mai abbastanza. Pur restando una malattia rara, è da temere per le conseguenze che comporta sull’organismo, lasciando sequele invalidanti o persino dare esito letale. Trattare efficacemente il paziente raggiunto dall’infezione, inoltre, è molto complesso a fronte della rapidità con cui il batterio aggredisce l’organismo.
La vaccinazione è ad oggi lo strumento più efficace per proteggere i soggetti più vulnerabili, quali i bambini al di sotto dei 5 anni e gli adolescenti: perciò il Piano nazionale di prevenzione vaccinale in vigore prevede un programma che garantisce alla popolazione di ottenere la migliore protezione.
Gli obiettivi previsti dal ministero della Salute però non sono stati ancora raggiunti in modo ottimale un po’ in tutta Italia. Gli ultimi dati infatti riportano una media nazionale del 79,68% di copertura nella popolazione target che ha completato la schedula vaccinale contro il meningococco B, rispetto al 95% indicato dal piano di prevenzione. Parliamo di un sierotipo che oltre ad essere particolarmente aggressivo, è responsabile da solo di circa l’80% dei casi in età pediatrica, con massima incidenza nel primo anno di vita.
“In Sicilia osserviamo una certa dilazione nel tempo nel vaccinare i bambini e ciò incide sul recupero della schedula prevista per completare la protezione – afferma Mario Cuccia, direttore dell’Unità operativa complessa di epidemiologia all’ASP di Catania -. Ne risentono così anche le vaccinazioni che non rientrano tra quelle d’obbligo, previste dalla legge 119 del 2017, che sono necessarie per la frequenza della scuola dell’infanzia. Ne consegue che recuperare i vaccini raccomandati non sia cosa semplice”. I dati più recenti del 2021, specifici per la prevenzione contro il meningococco B, riportano per la Sicilia una copertura pari al 69,35%.
“Personalmente vorrei avere più strumenti per incrementare l’informazione alle famiglie, penso ad esempio a interventi specifici all’interno dei punti nascita. Purtroppo non abbiamo risorse adeguate rispetto alle esigenze della popolazione, e d’altronde ciascuna regione alloca le risorse in modo diverso, investendo sulla medicina di territorio”. Anche a fronte di queste difficoltà, una corretta informazione diretta ai cittadini può essere un’arma in più per far creare maggiore consapevolezza.
A ottobre nelle strade principali di Catania è comparsa una campagna di guerrilla marketing commissionata da GlaxoSmithKline, “La B conta”, contraddistinta da graffiti sulla pavimentazione stradale, che riportano l’invito a rivolgersi al proprio medico o pediatra per sapere se i propri figli siano o meno vaccinati contro la meningite di tipo B. L’iniziativa, che ha avuto un buon successo, registrando molti afflussi tramite QR code riprodotto nel graffito, si è tenuta anche a Napoli e Milano e prossimamente proseguirà in altri centri italiani. “Queste iniziative, come le campagne informative sul ‘Fuoco di Sant’Antonio’ e sulle malattie da pneumococco, sono un supporto utile per sensibilizzare le famiglie. Nella nostra realtà catanese abbiamo condotto un’indagine, da cui emerge che tre mamme su quattro prima di andare al centro vaccinale si rivolgono al pediatra. L’informazione corretta è fondamentale, le famiglie hanno bisogno di interloquire con i sanitari sulle vaccinazioni e ricevere quindi informazioni chiare che ne consentano la decisione”.
La criticità riguarda spesso l’osservazione delle tempistiche di somministrazione: “In genere i genitori posticipano la scelta, però è importante comprendere che la prevenzione ha tempi specifici da rispettare” continua Cuccia. Non manca invece la sensibilità alla malattia: “Nonostante non sia frequente, c’è consapevolezza sulla sua gravità. La meningite è percepita come disastrosa, seppur rara la popolazione sa che se colpisce fa molto male”.
A fronte di un calendario vaccinale molto fitto per i primi anni del bambino, sarebbe necessario valutare strumenti che agevolino le famiglie. “La co-somministrazione di altri vaccini insieme a quello contro il meningococco B di fatto non è possibile, stando alle indicazioni del Piano nazionale di prevenzione vaccinale – conclude il direttore dell’Unità di epidemiologia dell’Asp di Catania -. Un ostacolo che si potrebbe superare ma che al momento impone ulteriori appuntamenti, tra altre vaccinazioni che a loro volta richiedono più richiami. Abbiamo un calendario affollato, un aspetto che anche in altri Paesi a noi simili, come la Francia, la Germania, il Regno Unito, stanno prendendo in analisi. Vedremo se il nuovo piano di prevenzione terrà conto di questo aspetto, una volta che andrà in vigore”.