(Adnkronos) – “L’Aifa ha appena approvato la rimborsabilità di venetoclax in combinazione con obinutuzumab come trattamento di prima linea per tutti i pazienti adulti con diagnosi di Leucemia linfatica cronica. Per noi ematologi questa novità rappresenta un ulteriore passo in avanti verso una più accurata scelta terapeutica per i nostri pazienti”. Così Alessandra Tedeschi, dirigente medico Struttura complessa di Ematologia Asst Grande ospedale metropolitano Niguarda di Milano, commenta all’Adnkronos Salute la decisione dell’Agenzia italiana del farmaco di approvare la rimborsabilità della combinazione venetoclax e obinutuzumab per i pazienti con Llc in prima linea di terapia. 

“Negli ultimi anni – ricorda Tedeschi – il panorama terapeutico della Llc è cambiato radicalmente con l’arrivo di farmaci biologici: si tratta di agenti target che interferiscono con i meccanismi responsabili della crescita e sopravvivenza delle cellule leucemiche. Di conseguenza anche il nostro approccio terapeutico si è radicalmente modificato passando da una terapia a durata fissa con immuno-chemioterapia a una terapia continuativa con gli inibitori di Btk, la prima terapia biologica ad essere disponibile. Oggi la combinazione venetoclax + obinutuzumab rappresenta un ulteriore cambio di approccio terapeutico perché si unisce il vantaggio di una strategia terapeutica a durata fissa con l’efficacia di una terapia target, evitando la chemioterapia. Grazie a questa combinazione terapeutica, della durata di un solo anno, abbiamo raggiunto l’obiettivo di migliorare la profondità della risposta con conseguente prolungamento della durata della risposta e quindi periodo di benessere in assenza di malattia. Questo trattamento offre pertanto al paziente l’opportunità di vivere libero dalla terapia e dagli eventuali eventi avversi correlati. La nuova indicazione è un importante passo in avanti sia per i pazienti che per i medici”. 

La Leucemia linfatica cronica è una malattia tipica dell’età avanzata, l’età media dei pazienti è di circa 72-75 anni e per questo motivo “sono pazienti che spesso hanno anche patologie concomitanti o comorbidità. Avere pertanto per loro una nuova strategia terapeutica, efficace, a durata definita nel tempo ma che non sia chemioterapia e soprattutto ben tollerata, è sicuramente un importante vantaggio”, conclude l’ematologa. Venetoclax era già usato nei pazienti con Llc ricaduti o refrattari con una durata della terapia pari a 24 mesi, la cui efficacia è stata ampiamente dimostrata non solo sulla base di evidenze scientifiche ma anche dalla pratica clinica.