(Adnkronos) –
Tecnologia mininvasiva, nuova frontiera nella diagnosi in endoscopia digestiva: è il tema che vede riuniti oggi e domani a Milano oltre 100 medici gastroenterologi ed endoscopisti provenienti da tutta Italia per confrontarsi sulle principali tematiche relative alla endoscopia con videocapsula. Al centro dell’incontro Rave (Riunione annuale videocapsula endoscopica) promosso da Medtronic, azienda leader nel mondo nelle tecnologie mediche, le principali novità relative a uno dei più innovativi strumenti diagnostici in gastroenterologia, la capsula endoscopica, oggi la soluzione più moderna – si legge in una nota – sicura e tecnologicamente avanzata per la visualizzazione dell’apparato digerente.
“La capsula per esame endoscopico è una capsula monouso, ingeribile, dotata di una o due telecamere che acquisiscono immagini dell’intestino mentre lo percorre sfruttando la peristalsi fisiologica dell’organo – afferma Luca Elli, professore a contratto in Gastroenterologia ed endoscopia all’Università di Milano -. Oggi è disponibile in diversi modelli, ciascuno ottimizzato per un preciso segmento o patologia gastrointestinale (intestino tenue o piccolo intestino, intestino crasso, malattia di Crohn, celiachia complicata) in base al tipo d’indagine richiesta. Questa innovativa e non invasiva soluzione è indicata, ad esempio, per i casi di sanguinamento gastrointestinale dell’intestino tenue, l’organo più lungo di tutto l’apparato digerente, in tutti i casi non rilevati con esami standard quali colonscopia e gastroscopia. L’intestino tenue è infatti lungo più di 7 m e il suo diametro è di 2,5 cm se ripiegato su sé stesso”.
L’esame con videocapsula endoscopica “è oggi indicato per tutte quelle forme infiammatorie autoimmuni del piccolo intestino, quali malattia di Crohn, celiachia complicata. Attualmente – prosegue Elli – in Italia si fanno circa 7.500 enteroscopie di questa natura l’anno ma sono destinate ad aumentare. Per i pazienti che presentano sanguinamento l’età è tendenzialmente alta, oltre i 60 anni, con associati disturbi cardiovascolari. Invece, per coloro che soffrono di Crohn oppure celiachia complicata, l’età prevalente tende ad abbassarsi intorno ai 30/40 anni”.
Nonostante i principali esami diagnostici risultino invasivi per il nostro organismo e la capsula sia inserita nelle linee guida per alcune indicazioni cliniche – prosegue la nota – in Italia il suo utilizzo risulta ancora fortemente limitato rispetto a quanto avviene in altri Paesi europei: in Francia, per esempio, si stimano 25.000 casi all’anno, contro i circa 7.500 nel nostro Paese. Manca una normativa uniforme che regolamenti il suo impiego. In alcune Regioni è riconosciuta e tariffata come procedura ambulatoriale, in altre essa richiede ancora un ricovero ospedaliero, e di indicazioni precise sulle modalità pratiche di esecuzione: basti pensare che ogni Centro, basandosi sulle evidenze scientifiche via via pubblicate, ha sviluppato propri protocolli d’esame. Dati che risultano in controtendenza anche rispetto ai più di 20 anni dall’introduzione in Italia dell’enteroscopia con capsula per lo studio del piccolo intestino, che risale al 2001.
PillCam SB3 – dettaglia la nota – è la più recente versione della capsula monouso destinata all’intestino tenue, è prodotta da Given Imaging, società di proprietà di Medtronic e PillCam Software v9.0 costituisce la versione più aggiornata del software di elaborazione, revisione e refertazione del video che si ottiene dalle immagini riprese dalla capsula durante il suo percorso lungo il tubo digerente. Rispetto alle precedenti generazioni del sistema, entrambi i prodotti presentano rilevanti innovazioni tecnologiche. A sua volta, PillCam Colon è la capsula destinata alla visualizzazione dell’intestino crasso (colon), e PillCam Crohn’s è la capsula destinata alla visualizzazione di entrambi i segmenti intestinali (intestino crasso e tenue), con particolari funzionalità dell’apparecchiatura e del software finalizzate alla diagnosi e al monitoraggio nel tempo della malattia di Crohn.
Negli ultimi anni, le indicazioni si sono allargate: si è visto ad esempio che può essere utile in caso di celiachia che non risponde al trattamento o celiachia complicata, nei casi di malattia di Crohn (con particolare, ma non unica, attenzione a quella che colpisce l’intestino tenue), in caso di malattie genetiche che possono portare al tumore dell’intestino, come la Sindrome di Peutz-Jeghers, o se si sospetta la presenza di polipi.
“Di fatto, l’endoscopia con videocapsula ha rivoluzionato la gestione di pazienti con patologie complesse con un approccio poco invasivo – rimarca Cristiano Spada, professore ordinario di Gastroenterologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma –. Oggi le indicazioni sono ben definite. La comunità scientifica italiana ha collaborato attivamente allo sviluppo ed alla standardizzazione di questa nuova metodica diagnostica. Ciononostante, ci sono ancora molte barriere burocratiche e culturali che ne ostacolano un più ampio utilizzo. Purtroppo, ancora troppi pazienti non hanno accesso all’endoscopia con videocapsula per problemi legati alla disponibilità o a problemi di rimborso da parte del Ssn”. La “tecnologia – continua Spada – sta evolvendo velocemente nell’ambito dell’endoscopia digestiva. L’intelligenza artificiale sta avendo un impatto importante e coinvolgerà anche l’endoscopia con videocapsula con risvolti rilevanti sui nostri pazienti. Il Rave rappresenta l’occasione per un confronto anche sulla tematica delle nuove tecnologie e sul loro impatto sui pazienti”.
“Siamo felici ed orgogliosi di organizzare la quarta edizione del Rave che riunisce i maggiori esperti italiani di questa metodica diagnostica – sostiene David Serafini, Country Manager Italia Medtronic Gastrointestinal -. Come per le altre edizioni, la partecipazione dei maggiori centri ed utilizzatori di videocapsula endoscopica favorirà un momento di confronto, condivisione e crescita professionale degli oltre cento partecipanti. Il focus di Medtronic Gastrointestinal su questa tecnologia rimane alto con l’intento di fornire strumenti diagnostici sempre più avanzati che possano migliorare la vita dei pazienti e i percorsi di cura del Ssn. Infine, l’endoscopia con videocapsula risponde pienamente agli obiettivi della Missione Salute del Pnrr al fine di garantire uguaglianza nel soddisfacimento dei bisogni di salute e di rendere l’assistenza primaria più vicina al paziente”.
In assenza di una normativa nazionale uniforme sulla rimborsabilità della videocapsula – conclude la nota – in alcune Regioni essa è tariffata come procedura ambulatoriale, in altre, invece, richiede un ricovero ospedaliero. Nel 2017 la metodica è stata inserita nei nuovi Lea, permettendo così una teorica tariffazione omogenea su tutto il territorio nazionale. A oggi, tuttavia, questo non è ancora avvenuto. Le Regioni che, in diversa misura, rimborsano l’esame con videocapsula come procedura ambulatoriale sono Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Basilicata, Marche, Piemonte, Provincia Autonoma di Trento, Val d’Aosta, Umbria e Puglia.