“Le differenziazioni regionali per il rischio coronavirus non sono una punizione o una pagella, ma un’assunzione di responsabilità: i dati trasmessi dalle Regioni devono essere rigorosi e trasparenti”. Lo ha detto il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, durante il question time alla Camera in merito al caso Sicilia e alle zone rosse e arancioni d’Italia.
“Quello che è accaduto in Sicilia è oggetto di approfondimento. Il ministero della Salute, in collaborazione con i Nas, ha avviato un’ispezione iniziata il 23 novembre e che dovrebbe concludersi tra oggi e domani. Aspettiamo quelle valutazioni, ma ribadiamo che i cittadini devono avere fiducia totale nelle istituzioni”, ha aggiunto Boccia.
“Non so se i parametri per valutare il rischio regionale di diffusione del coronavirus passeranno da 21 a 5. Credo dovranno deciderlo i tecnici e poi la politica dovrà valutare quali le restrizioni più opportune per evitare che ci sia una terza ondata. Il Governo vuole tenere la curva bassa sia a gennaio che a febbraio”, ha continuato il ministro, aggiungendo: “Domani ricomincerà il confronto con le Regioni su nuovo Dpcm. Abbiamo chiesto alle Regioni una valutazione scientifica ulteriore, oltre ai tre componenti le Regioni hanno indicato altri 10 tecnici che si stanno confrontando con il professor Brusaferro. Penso che quegli elaborati debbano essere patrimonio collettivo non di parte, per una rigorosa difesa della salute”.
“I ristori – ha poi continuato il ministro – così come sono stati garantiti per le attività chiuse oggi saranno assicurati anche alle attività che ruotano intorno al turismo invernale”.
“Far partire alcune attività con un mese di ritardo comporta sicuramente alcune perdite che saranno ristorate, ma non comporta la distruzione del comparto a cui siamo vicini. – ha aggiunto Boccia – Ma dobbiamo dire con chiarezza che se apriamo senza limiti ci ritroveremo a febbraio con le stesse perdite avute ora a dicembre, con gli stessi numeri. Vorrebbe dire che siamo nella terza ondata ed è dovere di tutti noi evitarla”.