“La copertura vaccinale con” la terza dose di vaccino anti Covid “su tutta la popolazione costituirà una risposta decisiva alla pandemia”. Tuttavia “ciò non significa che non si faranno più richiami: anche per altri virus, come quello dell’epatite B, dopo alcuni anni è necessario fare una nuova somministrazione, ma sarà presumibilmente destinata al lungo periodo”. Lo sottolinea l’immunologo Sergio Abrignani, professore ordinario di Patologia generale all’università Statale di Milano e membro del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza coronavirus, in occasione dell’ottavo Congresso biennale internazionale Amit-Argomenti di Malattie infettive e tropicali (Milano, 15-16 settembre), secondo dichiarazioni riportate in una nota dei promotori dell’evento.
“La maggior parte dei vaccini ha bisogno di 3 dosi, quindi ora stiamo solo ricorrendo alla vecchia regola vaccinale”, spiega Abrignani. “Tutti i nostri figli – ricorda – sono vaccinati contro numerose patologie come difterite, pneumococco, epatite B, tetano, meningococco B, poliomielite, sempre con 3 dosi. La terza dose abitualmente si esegue a distanza di 6-8 mesi dalla seconda: è il classico iter per un soggetto che non è mai venuto a contatto con un determinato microorganismo. Diverso è invece il caso dell’influenza, il cui virus cambia ogni anno radicalmente. Gli unici vaccini che non hanno bisogno di 3 dosi sono quelli a base di virus vivi attenuati, come i vecchi vaccini per il vaiolo e per la poliomielite, o quelli che usiamo oggi per parotite, morbillo, rosolia, che replicano il virus senza provocare la malattia. Tutti gli altri vaccini si basano su un meccanismo di 3 dosi: le prime 2 servono a innescare la risposta, la terza prolunga la memoria immunitaria e genera una risposta anche nei soggetti più fragili”.
Contro Sars-CoV-2, “la somministrazione della terza dose parte solo ora – evidenzia l’immunologo – perché prima vi era l’urgenza di completare una prima immunizzazione nel minor tempo possibile per arginare la diffusione del virus”.
“Senza vaccini abbiamo viaggiato alla triste media di 15-18mila decessi al mese – rammenta Abrignani – Era urgente sviluppare vaccini che funzionassero subito, nonostante si sapesse che nel corso dei mesi sarebbe diminuita la risposta immunitaria. I vaccini a mRna sono stati una rivoluzione che ci ha consentito di avere in poco tempo uno strumento sicuro ed efficace”.
“NEL 2022 VACCINO ANCHE A BIMBI 0-11 ANNI” – “A breve sarà possibile estendere la vaccinazione” anti-Covid “anche agli under 12. Siamo in attesa dei risultati delle prove cliniche per la registrazione, che dovrebbero arrivare tra ottobre e dicembre per Pfizer e Moderna. Quindi realisticamente il prossimo anno potremo iniziare a vaccinare anche i bambini tra 0 e 11 anni, in base alle decisioni politiche che verranno prese”, prospetta l’immunologo.