“Gli operatori sanitari non solo devono vaccinarsi, perché la vaccinazione è un valore morale oltre che un concetto di idoneità alla professione, ma devono diventare dei veri e propri influencer delle vaccinazioni. Su queste figure, che sono fonti attendibili di informazione per la popolazione generale, ricade una grande responsabilità”. Così Roberto Ieraci, direttore Uoc Vaccinazioni internazionali della Asl Roma 1, intervenendo al webinar “Covid Next Step: abbiamo il vaccino, ma le altre vaccinazioni?” talk online promosso e organizzato da Fare comunicazione, con il contributo incondizionato di Gsk, sul tema delle vaccinazioni oscurate dall’emergenza pandemica, in cui ha affrontato la spinosa vicenda degli operatori sanitari “no vax”: in Italia 1 su 5 rifiuta il vaccino anti Covid. “In tal caso, dovremmo passare al discorso dell’obbligo” taglia corto.
Per quanto riguarda la vaccinazione antinfluenzale, Ieraci ha ricordato: “Gli ospedali statunitensi ci hanno abituati ad una copertura del 90-95%. Se noi paragoniamo questo dato alla copertura vaccinale contro l’influenza dei nostri operatori sanitari, negli anni passati, ci sarebbe da vergognarsi un po’”.
“Lo scorso anno – ha aggiunto – la Regione Lazio ha emanato una circolare che ha definito la cornice istituzionale del centro vaccinale ospedaliero. Noi parliamo sempre di soggetti sani e rispondenti ma ci dimentichiamo dei pazienti immunosoppressi, immunodepressi, oncologici, trapiantati, dei malati reumatici, in trattamento con farmaci biologici. Il tasso di immunizzazione di queste categorie di soggetti è estremamente basso. Noi sappiamo benissimo che anche se rispondono poco, meglio una protezione parziale piuttosto che una non protezione. Per questo motivo ogni grande ospedale deve avere un centro vaccinale di secondo livello in cui si affrontano le problematiche di tutti quei pazienti che sono altamente vulnerabili. In questo senso, gli operatori sanitari devono diventare i veri influencer delle vaccinazioni”.
E sull’impatto che l’emergenza Covid-19 ha avuto sulle altre vaccinazioni, Ieraci non ha dubbi: “Questo periodo così duro, sicuramente porterà un vantaggio anche sulle altre vaccinazioni. Oggi si parla molto di vaccino Covid e purtroppo l’attenzione verso le altre vaccinazioni si è affievolita. Invece, non bisogna abbassare la guardia su tutte le coperture vaccinali, ed è essenziale rispettare la tempistica delle dosi vaccinali, rispettare gli intervalli tra una vaccinazione e l’altra, sia in soggetti in età pediatrica sia nei soggetti adulti fragili”.
Migliora la situazione nelle Rsa, dove da metà gennaio si registra – così ha certificato l’Istituto Superiore di Sanità – un calo dei casi tra sanitari e over 80, verosimilmente ascrivibile alla campagna di vaccinazione in corso. Anche questo tema è stata affrontato nel corso del webinar. Ma quale contributo potranno dare le vaccinazioni all’interno delle Rsa e che tipo di informazioni si può fare nelle Residenze sanitarie per anziani? “Il contributo delle vaccinazioni è fondamentale – ha ammesso Alberto Fedele, Direttore Dipartimento Servizio Igiene e Sanità Pubblica della Asl di Lecce – lo hanno dimostrato anche i tempi che stiamo vivendo. Non solo era attesissima la campagna vaccinale anti Covid-19, ma ha avuto un buon successo nelle Rsa che erano blindate. Così è stata vista, sia dai sanitari sia dalla popolazione anziana, come un’occasione per tornare a vivere, a socializzare. E quindi dobbiamo cogliere questa opportunità anche per le altre vaccinazioni, di cui si parla poco. Anche gli operatori hanno capito che prevenire è importante”.