Il timore è per quello che potrebbe succedere quando tornerà la stagione dell’influenza: stessi sintomi di Covid-19, alto numero di infezioni nella popolazione ogni anno nell’ordine di milioni, necessità di precauzioni davanti a casi sospetti. “Se permanessero gli attuali protocolli operativi con le vigenti misure restrittive di quarantena per casi clinici e contatti, le conseguenze socioeconomiche dell’epidemia influenzale sarebbero a dir poco disastrose per un Paese già molto provato dalla prima fase della pandemia”. Sono le preoccupazioni espresse dall’Ordine dei medici di Milano in una lettera indirizzata all’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, e al direttore generale Marco Trivelli, al sindaco di Milano Giuseppe Sala, ma anche ai vertici di Ats Città metropolitana, Federazione degli Ordini medici lombardi, Anci Lombardia.
L’appello è uno solo: prepararsi in vista dell’autunno. E vengono posti alcuni obiettivi ritenuti importanti, dalle protezioni per i camici bianchi alla vaccinazione, dai tamponi in tempi rapidi a linee guida certe. “La permanenza del rischio pandemico Covid-19 durante l’epidemia influenzale – spiegano i camici bianchi – obbligherà i sanitari a comportamenti precauzionali di tutela della salute collettiva dettati dagli stessi attuali protocolli vigenti”, verso “tutti coloro che manifesteranno sintomi anche solo suggestivi di possibile infezione” da Sars-CoV-2. “Ricordiamo però che i numeri delle forme influenzali durante le normali epidemie stagionali sono in media di molto superiori (fino a 8 milioni di italiani per le sole forme influenzali vere)”.
“D’altra parte – prosegue Omceo Milano – l’esperienza ci ha insegnato che l’emergenza va affrontata soprattutto sul territorio, e con adeguate misure di distanziamento sociale e di isolamento dei casi sospetti”. Per affrontare la questione, si spiega nella lettera alle istituzioni, “il Consiglio dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri di Milano, riunito il 7 luglio, ha deliberato all’unanimità di segnalare le principali criticità che a nostro avviso dovranno essere affrontate e risolte da tutte le istituzioni coinvolte nella gestione della sanità nel nostro ambito di competenza”. E per questo, chiariscono i camici bianchi meneghini, “indirizziamo la missiva anche e soprattutto al sindaco di Milano che è la prima autorità sanitaria della città”.
I punti elencati sono: “Elaborazione (con il supporto dei maggiori esperti regionali e in stretta collaborazione con la medicina del territorio) di linee guida regionali precise, condivise, univoche e definitive sui criteri da adottare per la segnalazione di casi/contatti Covid-19 con la relativa conseguente applicazione delle misure restrittive di isolamento fiduciario e obbligatorio; programmazione e miglioramento del sistema di diagnosi precoce nei casi sospetti Covid-19, aumentando in maniera sensibile la capacità di effettuare tamponi e di fornire in tempi rapidissimi la risposta diagnostica ai fini di minimizzare le procedure di isolamento superflue; continua fornitura a tutti i medici del territorio di adeguati e completi dispositivi di protezione individuale”.
E ancora: “Rafforzamento delle Usca (Unità speciali di continuità assistenziale, ndr) che dovranno essere in grado di affrontare l’impatto della richiesta di assistenza domiciliare che in periodo influenzale arriva a più di 3mila visite al giorno sul territorio cittadino; mantenimento e potenziamento dell’attività informatizzata senza contatto diretto con il paziente (ricette e certificazione di malattia) e deburocratizzazione”.
Ultimo punto toccato sono i vaccini, perché Omceo Milano chiede innanzitutto di “programmare la vaccinazione antinfluenzale massiva di tutto il personale medico/sanitario” del sistema regionale, ma non solo. “In previsione di una campagna vaccinale antinfluenzale e antipneumococcica che mai come ora si rivelerà essenziale a contenere le potenziali drammatiche conseguenze della sovrapposizione tra ripresa della pandemia ed epidemia influenzale – fa notare l’Ordine – appare evidente come, data la necessità di rispettare le attuali indicazioni di evitare possibili assembramenti, gli studi medici all’interno di condomini abitativi non siano assolutamente adatti alla pratica vaccinale di massa da parte di medici di medicina generale e pediatri di libera scelta”.
“Occorre pertanto con urgente tempestività trovare sedi alternative adatte nell’ambito del contesto urbano – conclude Omceo Milano – con personale amministrativo e sanitario di supporto indispensabile al fine di una corretta gestione dell’afflusso dei vaccinandi, e della tutela della sicurezza di medici e pazienti”.