Precari Aifa: “Fuori dall’oggi al domani con famiglie e mutui” 

di Lucia Scopelliti 

Hanno un’età che va da 26 anni a più di 50, c’è chi ha famiglia e figli da mantenere, chi mutui in corso da pagare, chi si mantiene da fuorisede. Tutti hanno alle spalle mesi di lavoro duro in emergenza Covid-19. Sono i precari dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco. In tutto un centinaio, che ora rischiano di perdere il lavoro. La scure si abbatterà prima di tutto sui lavoratori interinali – 45 – e poi, man mano che arrivano a scadenza, sugli altri contratti co.co.co.. “Non pochi di noi sono in Aifa, con formule sempre diverse di lavoro temporaneo – contratti a tempo, a progetto, lavoro somministrato – anche da 10 anni”, raccontano all’Adnkronos Salute. “E ci hanno comunicato che eravamo fuori dall’oggi al domani. Inaccettabile”. 

E’ successo ai lavoratori somministrati che, dopo avere ricevuto rassicurazioni sul fatto che era stata prospettata una proroga fino a dicembre e un Sms dall’agenzia di lavoro interinale Orienta in cui si annunciava l’invio a breve delle carte da firmare, il 25 giugno – “a 5 giorni dalla scadenza contrattuale” – si sono visti piovere in testa una tegola: “Ci hanno comunicato che c’era un contrordine – spiegano i lavoratori – che il ministero ha bloccato tutto e indirizzato una diffida formale al direttore dell’Aifa in cui viene intimato di non firmare i contratti”. Ora è corsa contro il tempo. Perché quello che i lavoratori somministrati hanno ottenuto ad oggi è una proroga che rimanda il problema a fine luglio, fra meno di 15 giorni. 

I precari si sono costituiti in un gruppo autonomo. “Ci si sta muovendo in più direzioni – riferiscono – compreso quello di sensibilizzare la politica”. E in effetti il nodo precari Aifa ha destato un interesse trasversale, finendo al centro di tre diverse interrogazioni, una del Pd in campo con Debora Serracchiani, l’altra di Fratelli d’Italia con Francesco Lollobrigida e la terza di Forza Italia con Mariastella Gelmini. 

“Siamo gente che vive del proprio lavoro – sottolineano – Per noi non ci sono premi, come quelli previsti per i contratti a tempo indeterminato, e ora neanche lo stipendio”, tra i 1.000 e i 1.600 euro mensili. L’Aifa, ricordano i precari, “è un’agenzia autonoma (il che ha implicazioni anche sulla gestione del personale), ma allo stesso tempo è un ente vigilato da parte dei ministeri della Salute e dell’Economia. Come agenzia regolatoria, paragonata ad altre europee, ha un organico non al massimo del suo potenziale di attività”.  

Attività che “è andata crescendo dal 2015 a oggi e ha visto un ulteriore incremento in occasione della crisi da Covid-19. In Aifa gestiamo sperimentazioni cliniche, facciamo attività di coordinamento con i comitati etici e i centri clinici dove i trial vengono svolti, da ente regolatorio del farmaco rilasciamo autorizzazioni a livello nazionale, ci occupiamo degli stampati, della farmacovigilanza, del monitoraggio. Per fare tutto questo, accanto al personale di ruolo, ci sono figure professionali che lavorano in agenzia da anni con incarichi a tempo”. 

Ora, ragionano i precari, “ci rendiamo conto che il lavoro interinale dovrebbe servire a sopperire a esigenze contingenti e temporanee e non va certo utilizzato come formula per gestire il personale non di ruolo, ma in Aifa – a parte la stabilizzazione di alcune persone nel 2008 – i successivi tentativi di procedere a regolarizzazioni di lavoratori sono tutti naufragati, mentre in altre amministrazioni sono andati in porto. Non si capisce perché”. Quando è arrivata la proroga fino a fine luglio dei contratti in scadenza a giugno, è stata data ai lavoratori “la prospettiva che un eventuale prolungamento dello stato di emergenza legato a Covid-19 avrebbe comportato l’allungamento ulteriore del periodo contrattuale, ma questo non avviene in automatico, non è così, serve un atto formale”.  

I precari Aifa hanno quindi deciso di impegnarsi in prima persona per arrivare all’obiettivo di salvare i posti di lavoro. “I vertici dell’agenzia con cui abbiamo parlato – proseguono – ci hanno detto che siamo preziosi. Siamo qui da molti anni, conosciamo bene la materia di cui ci occupiamo, abbiamo acquisito un’elevata specializzazione tecnica. In certi uffici siamo tanti e, venendo meno, il rischio è che si blocchino attività. E’ un bel problema anche per l’agenzia che perde forze qualificate. Anche i colleghi con contratti a tempo indeterminato sono preoccupati”.  

Il problema dei precari in Aifa si è stratificato negli anni, raccontano i lavoratori. “Andavano previsti prima dei sistemi di stabilizzazione seria per valorizzare esperienze professionali che ora rischiano di andare perdute. Ci sono esempi di realtà della pubblica amministrazione depauperate di competenze tecniche e spazi di autonomia, per aumentare il controllo politico sulle attività. Un simile destino non deve capitare a un ente come l’Aifa che si occupa di farmaci, voce importante per l’economia del Paese e per il bilancio dello Stato, su cui inevitabilmente si concentrano molti interessi”.  

“Noi siamo in mezzo – concludono i precari – ci sentiamo in questo momento in balia di eventi e disegni che ci sfuggono. Non possiamo sapere se in stanze a cui non abbiamo accesso si consuma una qualche trattativa, se siamo merce di scambio o altro. Sappiamo solo che il merito e la professionalità acquisita così non vengono considerati. Sappiamo che il nostro lavoro è stato valutato positivamente dai superiori in relazioni scritte, e che poi di punto in bianco ci è stato detto arrivederci. Non è modo. Indipendentemente dalla nostra motivazione personale e dalla buona volontà di chi eventualmente verrà messo al nostro posto, si spreca l’elevato grado di specializzazione raggiunto da chi lavora qui da tempo. E’ brutto che le cose vengano gestite così”. 

LE PROPOSTE – Per non restare in balia degli eventi, i precari dell’Agenzia del farmaco Aifa, che rischiano a breve di non vedersi rinnovare i contratti, hanno deciso di rimboccarsi le maniche. “Abbiamo elaborato delle proposte di intervento normativo – spiegano – e stiamo dialogando trasversalmente con partiti di maggioranza e di opposizione al fine di pervenire a un testo condiviso su cui possano convergere tutte le forze politiche”. 

Ci sono più vie che è possibile percorrere, anche prevedendo l’ampliamento dell’organico, dicono i rappresentanti del gruppo di lavoratori in attesa di risposte, ricordando come le attività dell’Aifa siano cresciute negli anni e ultimamente a maggior ragione sulla scia dell’emergenza Covid-19. “La dotazione organica attuale, che è di 630 unità, non tiene conto delle incrementate competenze dell’Agenzia. I margini ci sarebbero”, sottolineano i precari. 

“Le proposte che abbiamo immaginato e su cui ci stiamo confrontando con i gruppi parlamentari – riferiscono – prevedono appunto la stabilizzazione previo allargamento della pianta organica attuale, cosa che permetterebbe di assorbire le graduatorie concorsuali non esaurite e il personale precario che abbia maturato un certo numero di mesi negli ultimi anni. E’ possibile prevedere una stabilizzazione progressiva con una selezione per titoli e colloquio come già si è fatto in altre amministrazioni, tenendo conto delle anzianità di servizio maturate e utilizzando l’impianto offerto dalla legge Madia, opportunamente modificata”.  

“Si potrebbe così procedere alle stabilizzazioni per chi ha già maturato anni di esperienza e competenze specifiche nell’ambito del lavoro svolto dall’agenzia – ragionano – e contemporaneamente si sostituirebbero interinali e co.co.co. più recenti con contratti a tempo determinato, in modo da agire in accordo alla legge Madia, per la quale sarebbe comunque necessario prevedere un intervento di modifica adattativo. Ci pare un percorso possibile e ragionevole”. 

La partita dei precari Aifa si giocherebbe in Senato, da dove sono in partenza i provvedimenti a più breve scadenza. “Potrebbe essere inserito al loro interno un emendamento per la nostra stabilizzazione”, dicono.  

“Non c’è molto tempo prima che i 45 interinali esauriscano anche la proroga concessa fino a fine luglio. Inutile aspettare risposte dagli atti di sindacato ispettivo presentati, se non sono ancora calendarizzati”, ragionano, riferendosi alle 3 interrogazioni che li riguardano. “Se non c’è la conversione in question time la prossima settimana, si discuteranno chissà quando. Quello che noi auspichiamo è una rapida risoluzione del problema”.