La statua della Minerva dentro la città universitaria della Sapienza a Roma sembra meno cupa, dopo 700 anni l’ateneo ha un rettore, o meglio rettrice, donna: Antonella Polimeni che guiderà la Sapienza per i prossimi 6 anni. “Mi sono candidata come rettrice dopo 25 anni in questa istituzione, avendo ricoperto molti ruoli di responsabilità, quindi direi che la mia vittoria è ‘dell’università e per l’ateneo’. C’è stato nei mesi passati e ci sarà nei prossimi uno spirito unitario, presente anche nel programma che ha avuto una grande condivisone da parte di tutti. Al centro ci sono gli studenti e le studentesse, i giovani ricercatori. La stella polare dei miei sei anni saranno loro, dobbiamo aiutarli, fare in modo che i migliori rimangano alla Sapienza e dobbiamo aver la forza e le capacità di attrarre i migliori”. A parlare all’Adnkronos Salute è Antonella Polimeni, già preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia, che venerdì scorso ha battuto gli altri due candidati a rettore con il 60% voti.
“Ho deciso di mettere a disposizione dell’Università il mio curriculum e la mia candidatura è emersa non solo dall’area medica, ma ha trovato sponde anche in altre facoltà – aggiunge la professoressa – Un punto importante del programma sarà la parità di genere: tra i docenti, gli studenti e il personale. Voglio mettere in campo il ‘fattore D’, ovvero lavorare per l’inclusione e una leadership femminile trasversale”.
La Polimeni ha alle spalle una produzione scientifica di oltre 470 pubblicazioni edite su riviste internazionali e nazionali, più di 100 proceeding congressuali, nazionali e internazionali, 6 manuali, di cui uno edito in lingua inglese, 2 monografie. Ha curato inoltre l’edizione italiana di un testo atlante e di due manuali, nonché linee guida edite dal ministero della Salute. La vittoria della Polimeni, tra le poche donne (meno di 10) in Italia alla guida di università grandi e importanti, riaccende anche il dibattito sulle disparità di genere e la strada in salita per arrivare ai vertici, dove la presenza maschile è predominante. Essere alla guida oggi della Sapienza “è una grande responsabilità” e “tra la definizione di rettore o rettrice preferisco la seconda, anche la Crusca si è espressa su questa diatriba e ha detto che si deve usare il termine rettrice. Anzi ‘magnifica rettrice’ – sorride la Polimeni – come vuole la tradizione”.
Prendere le redini della Sapienza nel momento di una emergenza sanitaria come quella che stiamo vivendo per Sars-CoV-2 significa riorganizzare la formazione di migliaia di studenti. “La ripresa della didattica in presenza di tutti gli studenti potrà esserci solo quando la curva epidemiologica ce lo permetterà – osserva Polimeni – Ad oggi solo le matricole possono frequentare i corsi perché è necessario un accompagnamento nel salto dal liceo all’università. Ma è chiaro che l’università di basa sulla frequenza, sulla socializzazione, sull’esperienza dei laboratori e dei tirocini. Poi abbiamo la necessità di garantire anche ai fuori sede di poter fruire in sicurezza degli spazi di studio. La didattica in presenza e le lezioni da vivo – avverte la rettrice – non sono sostituibili con la Dad (didattica a distanza). I miei compagni di Medicina quando studiavo sono ancora i miei migliori amici, si consolidano rapporti stretti in quegli anni e sono legami che hanno un grande valore”.
Altro fronte su cui la Polimeni lavorerà dal primo minuto è quello del finanziamento della ricerca e delle università: “L’Italia si deve convincere a finanziarla di più”, precisa. “Dobbiamo muoverci, occorrono fondi adeguati – avverte – L’esperienza della pandemia deve essere anche una opportunità per migliorare, e su questo anche il Recovery Fund deve essere usato. Cercherò di impegnarmi perché avvenga”.