“Credo sia giusto fare un appello” al governo Draghi. “Io credo che questo governo e il presidente Mario Draghi debbano piegare il mercato e l’economia allo sviluppo del Paese partendo dai più piccoli e dai più giovani, perché noi anziani abbiamo bisogno di loro, ancor prima dell’aiuto economico. Ci piace essere nonni e non solo anziani”. Sono le parole che il monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, rivolge al nuovo Esecutivo. Un appello ad affrontare il problema della denatalità, lanciato oggi dall’esperto durante l’evento online ‘Denatalità e crisi dell’ostetricia: il diritto di venire al mondo’, prima di una serie di iniziative promosse dalla Casa di Cura Santa Famiglia di Roma per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni “sull’importanza di intervenire” per arginare questo fenomeno.
Ed è proprio questo il messaggio lanciato da monsignor Paglia: “Vorrei evitare che il futuro fosse solo degli anziani, senza che siano nonni – sottolinea – E’ decisivo che in una società degna di questo nome le generazioni si sviluppino e si integrino, perché nessuna può vivere da sola e staccata dalle altre. E’ un problema di civiltà: per la prima volta nella storia nel mondo vivono 4 generazioni unite” nello stesso momento e “stiamo rischiando che la prima generazione, quella dei piccoli, diminuisca” inesorabilmente.
“Il futuro – incalza – comincia da oggi, non possiamo aspettare con le mani in mano o stando ai bordi del fiume mentre la storia cammina. Già da oggi dobbiamo immaginare il futuro di questo nostro Paese”. Bisogna, aggiunge monsignor Paglia, “che le autorità e tutte le articolazioni della società prendano a cuore questo. Serve una rivoluzione culturale, che deve divenire anche politica”, oltre che “spirituale e religiosa”. E’ “decisivo riscoprire e dare avvio, dopo l’inverno demografico di cui ha parlato anche Papa Francesco, una nuova primavera”.
E “il primo problema – avverte monsignor Paglia – non è economico. E’ l’affievolirsi dei sogni, della speranza, di quel noi che comprende tutte le generazioni. Siamo entranti nel nuovo millennio senza sogni”. Di fronte al rarefarsi dei rapporti l’esperto invita a una riflessione anche sulle lezioni della pandemia: “Covid ci ha fatto sbattere la faccia al muro, ci ha detto che siamo tutti connessi, che non esiste uno sciolto dall’altro. Comprendiamo che è indispensabile una rivoluzione, anche economica e politica”.
“Vedo – prosegue – un grande problema nella mia piccola esperienza: tanti giovani che vorrebbero sposarsi e fare figli”. Cosa impedisce tutto questo? “Non è solo una questione economica, ma di desiderio di continuità e familiarità. E’ la cultura dei rapporti troppo liquidi che intristisce e toglie speranza”. Contro questo, conclude, è “importante ritrovare l’identità dell’Italia che non è quella di chiudersi in se stessa ma di allargarsi e crescere nel numero di relazioni, nei legami politici e verso altri Paesi. Siamo arrivati in Cina, siamo andati alla scoperta dell’America: l’Italia deve ritrovare questa energia per ricostruirsi”. E come “una squadra di calcio forte” ha “bisogno di allievi, questo è vero anche per il Paese, che si deve riedificare”.