“Siamo in grado di competere con i migliori ospedali del Nord, e non è scontato per un ospedale romano, non per la posizione geografica ma per i problemi della gestione della spesa sanitaria che la Regione Lazio sta superando ora e che inevitabilmente ha avuto degli effetti su ospedali che come il nostro, pur avendo una natura giuridica privata, di fatto opera prevalentemente con il sistema sanitario”. Così Marco Elefanti, direttore generale della Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs, commenta uno dei riconoscimenti ottenuti quest’anno dal policlinico romano, risultato nella classifica ‘World’s Best Hospital 2021’ del magazine americano Newsweek il migliore ospedale italiano, e al 45simo posto nel ranking mondiale.
Elefanti ricorda, in un articolo sul ‘Corriere della Sera’, i punti di forza del policlinico che dirige da 4 anni: “l’Università Cattolica e la facoltà di Medicina hanno avuto un ruolo chiave con una fortissima apertura alla chiamata di professori anche dall’esterno dal proprio contesto”. A questo si aggiunge “un grande valore aggiunto” dato dalla ricerca. Nel 2018 il Gemelli ha acquisito la qualifica di Irccs per la medicina personalizzata e biotecnologie in ambito assistenziale. Un riconoscimento che ha “dato una forte spinta alla ricerca clinica” potendo accedere a fondi dedicati alla ricerca messi a disposizione dal ministero della Salute. Rilevante anche la tecnologia di alto livello “che abbiamo potuto mettere in campo anche grazie a interventi importanti di donatori privati” e l'”umanizzazione delle cure”.
In campo un importante progetto di ridisegno strutturale. “Gli investimenti di sviluppo, che contiamo diano valore aggiunto sostanziale al Policlinico – ricorda Elefanti – nell’arco del piano sono nell’ordine di 150 milioni e hanno per oggetto la realizzazione del Comprehensive Cancer Center, l’Heart Center e il nuovo Gemelli Curae”.
La pandemia “ha avuto un impatto enorme sui pazienti oncologici: da una parte c’è la necessità di recuperare gli interventi e gli screening rimandati e saltati e su questo occorre lavorare moltissimo e potenziare il sistema” ma ci ha lasciato “anche qualcosa di buono, ed è bene farne tesoro, lo sviluppo della sanità digitale e della telemedicina, vista la necessità di limitare gli accessi in ospedale. E su questo il Policlinico Gemelli ha dimostrato un impegno in progetti innovativi con cure oncologiche a casa”, dice all’Adnkronos Salute Elisabetta Iannelli, segretario generale della Favo (Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia), commentando le parole di Marco Elefanti.
“Molti centri si sono attrezzati per seguire i pazienti a distanza con referti online, teleconsulti o prestazioni sanitari a domicilio – ricorda Iannelli – In Italia abbiamo un Piano nazionale oncologico scaduto nel 2016 e solo grazie al lavoro e alla spinta delle associazioni e, devo dire, anche del Parlamento, la necessità di avere un nuovo piano è stata recepita dal ministero della Salute e dal sottosegretario Pierpaolo Sileri che si è impegnato pubblicamente per varare il piano in tempi stretti. E’ stato quindi attivato un tavolo a cui partecipa la Favo e altre associazioni di pazienti oncologici”.
“Da parte nostra vorremmo che nel piano fossero preminenti alcuni temi: la prevenzione e la diagnosi precoce, ma anche l’attenzione alla qualità della vita del paziente – osserva Iannelli – se grandi ospedali come il Gemelli seguono questo filone, permettendo ai pazienti di poter esser seguiti anche in prossimità e non solo in reparto, siamo sulla strada giusta”.