Perché l’Rt nazionale non sempre cresce sopra 1 se i casi aumentano, come sta accadendo nelle ultime 5 settimane in Italia? E’ una delle domande frequenti che ricorrono ultimamente rispetto all’indice – ormai diventato quasi ‘familiare’ anche al grande pubblico – che descrive il tasso di contagiosità dopo l’applicazione delle misure di contenimento della malattia. A rispondere è l’Istituto Superiore di Sanità che dedica sul suo sito un approfondimento sul metodo di calcolo dell’Rt.
“Nelle ultime 5 settimane in Italia – si legge nel focus – si è assistito ad un aumento nell’incidenza dei casi di Covid-19 mentre l’Rt calcolato sui casi sintomatici non sempre ha superato il valore medio di 1 nello stesso periodo, tranne nell’ultima settimana. Sebbene possa non essere intuitivo, i due dati – chiarisce l’Iss – non sono in contraddizione ma danno informazioni complementari”. E questo “perché i due indicatori sono calcolati su dati leggermente diversi. Infatti il conteggio dei casi si riferisce al numero complessivo delle persone con infezione confermata da SarS-CoV-2 diagnosticate ciascun giorno sul territorio italiano (per data di diagnosi), mentre l’Rt è calcolato sul sottogruppo dei casi con sintomi non importati e riferito ai tempi in cui questi sintomi si sono sviluppati (per data di inizio sintomi). Quindi – conclude l’Iss – il calcolo dell’Rt è relativo ad una parte della curva e ad un periodo temporale ‘sfalsato’ di circa 1 settimana”.