(Adnkronos) – Ai minimi la crescita dei ricoveri Covid negli ospedali italiani. Nell’ultima settimana “si registra un aumento lievissimo dello 0,4%. La frenata nelle ospedalizzazioni è la più evidente degli ultimi 3 mesi: nella settimana 11-18 gennaio l’incremento era stato del 7,1% e tra il 4-11 gennaio la crescita era stata del 32%. La curva dei ricoveri si sta raffreddando, ma è possibile individuare una differenza tra due categorie di pazienti: diminuiscono del 2,5% i pazienti ‘per Covid’, ovvero coloro che hanno sviluppato la malattia ‘da Covid’ e presentano sintomi respiratori e polmonari, mentre aumentano del 6,7% i pazienti ‘con Covid’, cioè positivi al virus, ma in ospedale per la cura di altre patologie”. E’ quanto emerge dall’ultimo report degli ospedali sentinella della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso). La rilevazione è stata effettuata in data 25 gennaio.
Il report dei 20 ospedali aderenti alla rete Fiaso evidenzia, inoltre, un andamento differente tra ricoveri nei reparti ordinari e nelle terapie intensive: “Da un lato crescono dell’1,4% le degenze nei reparti ordinari (proprio a causa di pazienti positivi, ma con altre patologie), dall’altro diminuiscono dell’8% le presenze nelle rianimazioni”, sottolinea il documento. Nei reparti ordinari di Malattie infettive e Medicina interna Covid, “la percentuale di pazienti positivi al virus Sars-Cov-2 ma in cura per altre patologie (cardiologiche, ortopediche, urologiche, neurologiche, internistiche) è del 35% – rileva il rapporto – Un paziente su tre, come già evidenziato dagli studi Fiaso, scopre incidentalmente di avere l’infezione al momento del tampone pre-ricovero e viene dunque ricoverato in area Covid, ma per assistenza specialistica di altro tipo”.
“L’andamento differente dei ricoveri tra pazienti ‘per Covid’ e ‘con Covid’ ci dice che bisogna cominciare a concepire la gestione delle infezioni da Sars-CoV-2 su due piani: da un lato i pazienti che richiedono l’isolamento e percorsi dedicati, ma non hanno bisogno di competenze specialistiche per la cura del Covid, perché hanno altre patologie; dall’altro i malati, per lo più no vax, che hanno sviluppato la patologia Covid e necessitano di trattamento pneumologico, infettivologico o rianimatorio – commenta il presidente della Fiaso, Giovanni Migliore – Occorre ripensare il paradigma assistenziale e accelerare sulla realizzazione di strutture multispecialistiche per l’assistenza di pazienti positivi con altre malattie. Molte aziende si sono già organizzate con reparti dedicati a degenze ortopediche, oncologiche, neurologiche e chirurgiche di persone con infezione. Quella del virus è una realtà con cui sarà necessario convivere per molto tempo, quindi ritengo sia indispensabile affrontare strutturalmente il problema in vista di una eventuale recrudescenza in autunno”.
“La stabilizzazione dell’andamento dei ricoveri, a cui verosimilmente seguirà una discesa della curva, consentirà di alleggerire la pressione sugli ospedali e di concentrarci sul recupero della prestazioni sospese o rinviate”, conclude Migliore.
TERAPIE INTENSIVE – In una settimana nei reparti di terapia intensiva Covid “i ricoveri sono diminuiti dell’8%, segnando per la prima volta in 3 mesi una importante inversione di tendenza”. “Tra coloro che sono ricoverati ‘per Covid’, i no vax sono il 60% del totale e tra i vaccinati in terapia intensiva comunque il 72% non aveva ancora fatto la terza dose” sottolinea il report della Fiaso.
In rianimazione, si legge, “la stragrande maggioranza dei pazienti è costituita da soggetti con gravi sindromi respiratorie e polmonari che hanno sviluppato la malattia ‘da Covid’. La quota di degenti positivi al virus, ma ricoverati per altre patologie (infarti, ictus, emorragie) è piuttosto residuale, pari all’8%”.
RICOVERI TRA UNDER 18 – Nell’ultima settimana, dal 18 al 25 gennaio, diminuiscono del 18% i pazienti Covid under 18 ricoverati in ospedale. Nei 4 ospedali pediatrici e nei reparti di pediatria degli ospedali sentinella – si legge nel rapporto – il numero di minori ricoverati è passato da 153 a 125 (8 in terapia intensiva).
Tra i piccoli degenti, il 23% ha meno di 6 mesi e tra i neonati uno su 3 ha entrambi i genitori non vaccinati. Complessivamente, quasi 2 su 3 dei minori ricoverati (il 60%) ha meno di 4 anni ed è dunque in una fascia di età non vaccinabile, mentre il 24% (quasi uno su 4) ha tra 5 e 11 anni.