Torna a salire la curva dei contagi da Covid-19 in Inghilterra, dove secondo l’Organizzazione nazionale di statistica (Ons) non si registravano così tanti casi positivi dalla metà di aprile. Colpa della variante indiana, identificata come Delta (o B.1.617.2), molto più trasmissibile di quella inglese (Alpha).
E cresce anche l’Rt: il valore di riproduzione del virus è stimato tra 1 e 1,2, leggermente in aumento rispetto all1 e 1,1 della scorsa settimana. Su scala regionale, il valore più alto, 1,3, è stato registrato nel nordovest dell’Inghilterra. Anche in Scozia, le autorità sanitarie hanno registrato un Rt al di sopra di 1. A preoccupare il governo e i responsabili della lotta alla pandemia è soprattutto la variante indiana del virus, in vista dello stop generalizzato alle misure restrittive, in programma dal 21 giugno.
Secondo l’Ons, circa una persona su 640 nelle famiglie in Inghilterra ha avuto Covid-19 nella settimana fino al 29 maggio, rispetto a una persona su 1.120 nella settimana precedente. Questo è il livello più alto dalla settimana che si conclude il 16 aprile. I dati non prendono in considerazione gli ambienti ospedalieri, le case di cura e altre istituzioni, precisa la ‘Bbc’. L’aumento nella curva dei contagi è stato anche rivelato in Galles, in Irlanda del Nord e in Scozia. ‘The Guardian’ avverte che la variante indiana, diventata dominante nel Regno Unito in quanto diagnosticata nel 75% dei positivi, potrebbe provocare un aumento dei ricoveri ospedalieri. Un nuovo rapporto pubblicato dl sistema sanitario nazionale britannico parla di 12.431 casi di variante Delta individuati, contro i 6.959 dell’ultimo bollettino diffuso una settimana fa.
Dalle analisi emerge inoltre che la variante indiana potrebbe essere maggiormente resistente al vaccino. Ma l’epidemiologa Meaghan Kall su Twitter ha insistito sulla necessità di proseguire con le vaccinazioni, unico modo per sconfiggere il coronavirus Sars-CoV-2. Il 73% dei casi Delta riguarda persone non vaccinate e solo il 3,7% coloro che hanno ricevuto entrambe le dosi, mentre solo il 5% delle persone ricoverate con questa variante ha ricevuto le due dosi.