L’Europa sta procedendo nuovamente a lockdown, ma quali sono i piani a lungo termine contro il virus pandemico? Ad analizzare la situazione nel Vecchio Continente è un articolo su ‘Science’ online, che lascia poco spazio all’ottimismo. “Con i casi di Covid-19 che crescono e minacciano di sopraffare la capacità di risposta delle strutture sanitarie nei diversi Paesi, gran parte d’Europa ha adottato misure simili per frenare i contatti sociali. Due mesi fa, quando i numeri hanno cominciato a salire lentamente dopo una benedetta pausa estiva, i Paesi nutrivano ancora la speranza che misure più limitate e mirate potessero prevenire una seconda ondata. Ora quell’ondata è qui, con la forza di uno tsunami”. L’Europa ha superato gli Stati Uniti nei casi positivi pro capite; la scorsa settimana ha rappresentato la metà degli oltre 3 milioni di casi, segnalati all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). “L’Europa è ancora una volta l’epicentro di questa pandemia”, ha detto il 29 ottobre il direttore regionale dell’Oms per l’Europa, Hans Kluge. Con tutto ciò “la maggior parte dei Paesi reagisce senza un piano a lungo termine, semplicemente cercando di evitare il peggio”, sintetizza ‘Science’. I funzionari non sono concordi sul modo migliore per abbassare nuovamente i numeri e su quanto in basso dovrebbero scendere. E nessuno sa cosa verrà dopo. A corto di vaccini per salvare la situazione, i Paesi europei potrebbero dover affrontare una serie estenuante di lockdown: uno schema a sega, su e giù e su e giù, che potrebbe danneggiare ulteriormente l’economia, come afferma Albert Osterhaus, virologo presso l’Università di Medicina Veterinaria di Hannover. “Non esiste una strategia in Europa”, conclude l’esperto.
Il lockdown è sembrato uno strumento scioccante quando la Cina lo ha applicato per la prima volta nella provincia di Hubei il 23 gennaio. Ma si è anche dimostrato straordinariamente efficace, e in primavera i Paesi di tutto il mondo hanno adottato lo stesso approccio, sebbene con vari gradi di intensità. L’Europa ha avuto una risposta pandemica più guidata dalla scienza rispetto agli Stati Uniti, ma a differenza di molti Paesi asiatici “non è stata in grado di evitare una recrudescenza”, si legge ancora su Science.
Invece di usare l’estate per ridurre i casi praticamente a zero, l’Europa ha celebrato le vacanze. Il virus ha fatto meno paura, afferma Michael Meyer-Hermann del Centro Helmholtz per la ricerca sulle infezioni, coinvolto nell’elaborazione dei piani di lockdown della Germania. Così, complici gli assembramenti e l’assenza di mascherine, il coronavirus ha continuato a circolare, i numeri sono aumentati, e il fatto che la vita si sia spostata al chiuso nelle ultime settimane ha probabilmente favorito l’impennata di casi di Sars-Cov-2. “Penso che l’inverno renda le cose molto più difficili”, afferma Adam Kucharski della London School of Hygiene & Tropical Medicine.
Intanto non tutti sono convinti che i lockdown siano l’unica risposta: l’Association of statutory Health Insurance Physicians tedesca ha presentato un documento strategico contro il blocco del Paese guidato da Angela Merkel. Mentre altri scienziati pensano che più tardi si interviene, più c’è il rischio che il lockdown duri mesi. Strategie adottate con successo da singoli Paesi come Cina, Australia e Nuova Zelanda sono difficili da implementare in un continente dove le decisioni vengono prese a livello nazionale. E al momento lo scenario europeo è quello di chiudere, per evitare che le strutture sanitarie vadano in tilt.