“Quando abbiamo iniziato le aperture del 4 maggio eravamo consapevoli che avremo affrontato una stagione di convivenza con il virus. Dobbiamo essere veloci, incisivi, determinati per poter ricondurre i focolai alla normalità nel più breve tempo possibile. Questa è la nostra sfida. A Mondragone questo lavoro è stato fatto”. Lo ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza, a margine di una visita a Casal di Principe (Caserta) dove ha partecipato alla cerimonia di consegna del premio dedicato alla memoria di Don Peppe Diana, ucciso dai Casalesi. Un evento organizzato da Libera.
“Il virus – ha ribadito il ministro – non è stato sconfitto, c’è ancora e dobbiamo tenere un atteggiamento di massima cautela. Il punto è che i focolai ci sono e continueranno a esserci, e bisogna tenere alta l’attezione”, “con la massima energia”. Quanto ai messaggi talvolta apparentemente contrastanti che arrivano dagli scienziati, “io credo – ha detto Speranza – che gli scienziati del nostro Paese e della comunità internazionale dicono che bisogna continuare a mantenere alta l’attenzione. Non si troverà uno scienziato che dice che non bisogna usare le mascherine, che non bisogna lavarsi le mani e che non bisogna rispettare la distanza di un metro. Poi è chiaro che c’è un dibattito legittimo, ma su queste tre regole essenziali sono tutti d’accordo. Io sono per la prevenzione, penso che la battaglia non sia vinta e che bisogna essere ancora attenti e procedere con gradualità e accortezza, perché il Paese ha fatto sacrifici enormi e per piegare la curva”.
Quanto al caso dell’imprenditore di Vicenza, “già oggi se una persona positiva non rispetta le norme è punibile con il carcere fino a 18 mesi. Stiamo valutando come rafforzare queste misure. Ma la mia personale opinione è che” per vincere la sfida “serve la persuasione”. In questo modo “abbiamo piegato la curva”, ha concluso.