Dai disturbi del sonno alle dermopatie, dalle malattie reumatiche alla fibromialgia, fino a glaucoma, epilessia, sclerosi multipla, cancro e molte altre condizioni. “La lista delle patologie contro cui la cannabis potrebbe apportare benefici più o meno importanti è lunghissima. Tuttavia, nonostante la letteratura scientifica a favore delle terapie a base di cannabinoidi sia molto ampia, le difficoltà normative e burocratiche hanno generato nel tempo molta confusione in merito alla loro gestione”. Lo affermano Davide De Rossi ed Edoardo Alfinito, rispettivamente consulente scientifico e coordinatore delle coltivazioni presso Società italiana canapa medica (Sicam) e vicepresidente Sicam. “Spesso i primi a fare confusione sono proprio gli operatori sanitari, che invece potrebbero aiutare a fare chiarezza sulle potenzialità della cannabis terapeutica”, osserva Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi che annuncia un corso di formazione sul tema.
“Si avverte la necessità di allineare le conoscenze e le attività di prescrizione e allestimento di medici e farmacisti”, rilevano dal network di supporto alle professioni sanitarie. Ed “è proprio questo l’obiettivo del corso di formazione professionale Ecm di Sanità In-Formazione per Consulcesi Club, intitolato ‘Cannabis terapeutica. Prospettive future di un antico rimedio’. Durante il corso, oltre a spiegare le origini dell’uso della cannabis, gli esperti illustreranno le innumerevoli varianti genetiche e le metodologie con cui può essere estratta. “La comprensione di queste e altre dinamiche può permettere un miglioramento nel suo utilizzo”, auspicano De Rossi e Alfinito.
“Molte ricerche ed evidenze cliniche dimostrano che i fitocannabinoidi possono essere utilizzati per sostenere la gestione dei sintomi di varie patologie, come la sclerosi multipla – ricorda Alfinito – La cannabis terapeutica è particolarmente efficace su incontinenza della vescica, rigidità muscolare, spasticità, dolore cronico e neuropatico e qualità del sonno”, aggiunge, precisando che “gli effetti collaterali dei cannabinoidi sono meglio tollerati dei medicinali e base di oppioidi”.
Il Thc, il più noto fitocannabinoide, è efficace contro la nausea e vomito di pazienti sottoposti a chemioterapici, ricorda una nota Consulcesi. “Il Cbd ha invece effetti bifasici: a bassi dosaggi sopprime il riflesso del vomito, mentre ad alti dosaggi può anche peggiorare la situazione. Se combinati, il Thc e il Cbd riducono l’incidenza di nausea e vomito in chemioterapia rispetto al gruppo di controllo con placebo”, riferisce Alfinito. E’ stato dimostrato anche che la cannabis riduce del 25-30% la pressione intraoculare e che ha effetti neuroprotettivi nella retina, prosegue Consulcesi. Ancora, evidenzia Alfinito, “dosi orali di Thc sintetico in pazienti con la sindrome di Gilles de la Tourette riducono la frequenza dei tic. Questi risultati sono stati confermati da un più recente studio”.
“Nonostante le potenzialità della cannabis terapeutica, non tutte le Regioni consentono un reale e agevole accesso”, rimarca Consulcesi. Ma “gli operatori sanitari, se opportunamente aggiornati, potrebbero finalmente contribuire a ridare alla cannabis terapeutica la giusta reputazione che merita e favorire l’accesso a questa opportunità terapeutica ai tantissimi malati che potrebbero trarne beneficio”, conclude Tortorella. Consulcesi ricorda agli operatori sanitari che “mancano solo poco più di 2 mesi al termine perentorio della scadenza della proroga per mettersi in regola con l’obbligo Ecm, il cui mancato rispetto potrebbe portare a una pioggia di sanzioni”.