(Adnkronos) – Il dono più bello, a volte, sta nel più piccolo dei gesti: chi dona il sangue salva la vita. Per questo motivo Bristol Myers Squibb ha donato un’autoemoteca alla Croce rossa italiana (Cri). Il mezzo oggi e domani sarà in piazzale dell’Industria a Roma dove i dipendenti della Bms e i residenti della zona possono compiere questo atto di generosità. L’iniziativa fa parte della campagna nazionale della Cri ‘Dona che ti torna’, realizzata con il contributo non condizionato di Bms, per sensibilizzare sulla donazione di sangue. “È un atto di solidarietà, che ci avvicina alla collettività e ai pazienti che hanno bisogno delle trasfusioni per vivere”, affermano da Bms.
In Italia nel 2021 – si legge in una nota – i donatori sono stati oltre un milione e 650mila (1.653.268), in aumento rispetto al 2020. Ma questa cifra è ancora inferiore rispetto al periodo pre-Covid (-1,8% in confronto al 2019). Si conferma cioè la tendenza al ribasso che dura ormai da dieci anni. Rispetto al 2012 la popolazione dei donatori è diminuita di circa il 5% e i nuovi donatori di quasi il 10% (-9,6%). Non solo. I numeri sottolineano il progressivo invecchiamento di chi sceglie di compiere questo atto di generosità, a cui non fa da contraltare un adeguato ricambio generazionale. I nuovi donatori under 45 sono diminuiti del 24% in 10 anni.
“La donazione è importante, il nostro sangue si rigenera e conferisce nuova linfa all’organismo, mentre per quello raccolto inizia un percorso nuovo e torna in movimento per raggiungere chi ne ha più bisogno grazie alla generosità dei donatori volontari – afferma Emma Charles, General manager Bms Italia -. Quest’anno l’iniziativa è rivolta non solo ai dipendenti della sede di Bms a Roma, ma anche ai cittadini che abitano nei pressi del nostro ufficio in piazzale dell’Industria e a chiunque in Italia voglia recarsi nella sede della Croce Rossa più vicina. In questo modo i dipendenti di Bristol Myers Squibb concretizzano i valori dell’azienda. La donazione di sangue è un atto di forte responsabilità, che permette di essere vicini alla collettività e ai pazienti che hanno bisogno delle trasfusioni per vivere”.
“Da azienda biofarmaceutica leader a livello mondiale – prosegue Emma Charles – siamo consapevoli della nostra responsabilità di prenderci cura della salute dei pazienti, dei dipendenti e della comunità. Per il secondo anno consecutivo, sosteniamo la campagna ‘Dona che Ti Torna’ di Croce Rossa Italiana per continuare a promuovere la diffusione della cultura della donazione su tutto il territorio. Siamo orgogliosi di poter realizzare collaborazioni di valore con il mondo del volontariato”.
La pandemia da Sars-CoV-2 – prosegue la nota – ha colpito duramente il sistema trasfusionale e l’età media dei donatori è sempre più avanzata. Nell’ultimo decennio quelli di età compresa fra 18 e 45 anni sono passati da 1.089.510 nel 2012 (63% del totale) a 866.112 (52%) nel 2021. Sempre in questa fascia di età, i nuovi donatori sono diminuiti del 24% in un decennio. Dall’altro lato persone con più di 46 anni che decidono di donare sono aumentate da 650.202 a 787.156 nel periodo 2012-2021.
“Nonostante le grandi sfide umanitarie globali che ci tengono impegnati, non abbiamo mai smesso di veicolare gesti fondamentali come la donazione di sangue, che è una risorsa limitata e indispensabile nelle strutture di primo soccorso, negli interventi chirurgici e nella cura di molte malattie onco-ematologiche – spiega Francesco Rocca, presidente Croce rossa italiana e della Federazione internazionale della Croce rossa e Mezzaluna rossa (Ifrc) -. In particolare, chiediamo uno sforzo ai giovani, che sono motore del cambiamento e il cui esempio può essere contagioso per i coetanei. I dati nazionali, infatti, dicono che l’età media dei donatori è in aumento, mentre scarseggiano quelli tra i 18 e i 30 anni. Una tendenza da invertire, perché se vogliamo aumentare la quantità di donazioni è fondamentale attrarre le nuove generazioni con campagne di sensibilizzazione mirate come ‘Dona che ti torna’ e far crescere la cultura del dono anche attraverso i canali di comunicazione più utilizzati dai giovani”.