Dall’Umbria al Lazio in ‘gita vaccinale’ anti-Covid. Sono sempre più numerosi i cittadini umbri, soprattutto under40 che, non potendo ancora vaccinarsi nella loro Regione, che in questi giorni sta procedendo con le fasce a cavallo dei 50 anni, si sono spostati nella Capitale o in altri hub laziali, sfruttando gli Open Day, per i quali non vale il requisito di avere ‘un domicilio sanitario temporaneo ed essere assistito da un medico di base del Servizio sanitario regionale del Lazio’. “Non siamo gli unici ‘turisti vaccinali’ – raccontano all’Adnkronos Salute un 37enne, un 39enne e un 25enne di Perugia – tra i nostri amici siamo già 8 ad essere andati fuori a fare il vaccino, visti i tempi lunghi della nostra Regione. E sui social c’è una specie di passaparola, gente che chiede informazioni a chi lo ha già fatto, dal momento che la cosa non è così nota, e si prenota”.
“In Umbria – raccontano – hanno aperto, un mese fa, le prenotazioni per una mega- fascia di età, dai 18 ai 69 anni, hanno fatto registrare chi voleva prenotarsi senza però dare una data a nessuno, salvo riservarsi di contattare gli utenti per comunicarla successivamente. In questi giorni hanno cominciato a vaccinare la fascia dei 50enni, ma noi continuavamo ad essere in lista di attesa, senza una data”. Da qui la decisione di spostarsi fuori regione sfruttando l’occasione degli Open Day AstraZeneca.
“Abbiamo saputo anche noi con il passaparola, perché questa cosa certamente non viene pubblicizzata – spiega Matteo – che c’era possibilità negli Open day, che il sistema di prenotazione non ti bloccava chiedendoti il requisito del domicilio, abbiamo inserito i nostri dati, l’Asl di appartenenza, il Comune di residenza. Siamo venuti qualche giorno fa a fare il nostro vaccino, e torneremo il 26 agosto per il richiamo, a questo punto con una dose diversa, visto lo stop ad AstraZeneca per gli under 60”.
“Ovviamente, trattandosi di AstraZeneca abbiamo, come consigliato, chiesto ai nostri medici di famiglia se quel vaccino fosse adatto a noi e loro, che – fa notare – non conoscevano questa possibilità fuori regione, ci hanno detto che potevamo farlo perché il nostro profilo non rientrava in categorie a rischio. La prima dose per fortuna – conclude – non ci ha dato nessun problema. Ora aspettiamo la seconda”.