“Le donne, sin da subito, sono state in prima linea nella gestione della pandemia. Annalisa Malara è l’anestesista dell’ospedale di Codogno che per prima ha intuito la diagnosi del paziente 1. Era il 19 febbraio 2020. Tre ricercatrici italiane dell’Istituto Spallanzani sono poi riuscite a isolare il nuovo coronavirus, passo fondamentale per sviluppare nuove terapie e vaccini. E le donne avranno un ruolo fondamentale anche nella fase post-pandemia”. Ne è convinta Antonella Vezzani, presidente dell’Associazione italiana donne medico (Aidm), una delle sei presidenti donne delle Società medico scientifiche affiliate alla Fism (Federazione italiana società medico-scientifiche) ricevute questa mattina a Palazzo Giustiniani dalla presidente del Senato Elisabetta Casellati, a pochi giorni dalla Giornata nazionale per la salute della donna, per discutere della situazione delle donne medico italiane e delle loro difficoltà acuite dall’emergenza pandemica.
“Le donne saranno decisive anche dopo l’emergenza sanitaria – spiega Vezzani all’Adnkronos Salute – perché sono la maggioranza dei nostri operatori sanitari, quindi come tali spetterà a loro ricostruire la nostra sanità dopo la pandemia. Nonostante questo primato tutto al femminile, però, hanno difficoltà a raggiungere cariche apicali, a ricoprire ruoli di vertice. Ma non per questo il loro impegno non è riconosciuto, anzi sta diventando sempre più importante. Vedremo cosa succederà, ma direi che spetta proprio alle donne ricostruire il nostro Servizio sanitario nazionale”.
Durante il loro incontro, i rappresentati di Fism hanno presentato alla presidente Casellati il “numero verde di utilità sociale” (800 189 441) voluto dalle Società medico scientifiche con l’obiettivo di fornire all’utenza femminile – attraverso le risposte di 100 donne medico volontarie di diverse specialità – informazioni e consigli sulla salute, non solo sugli aspetti inerenti la pandemia. “Il numero verde è stato istituto lo scorso anno – ricorda Vezzani – in piena pandemia. Come donne medico abbiamo voluto offrire alla popolazione femminile un mezzo di comunicazione diretto con il proprio medico perché crediamo fortemente che conoscere i problemi sia un modo per poterli affrontare meglio. Quindi superare la paura della pandemia è stato importante, così come lo è stato il nostro contributo che quest’anno vogliamo dare anche per la campagna vaccinale”.
E sull’importanza della sesta edizione della Giornata nazionale per la salute della donna, la presidente di Aidm non ha dubbi: “È sempre più importante porre al centro dell’attenzione i temi legati alla salute della donna – conclude Vezzani -. L’Aidm è nata 100 anni fa proprio per aiutare le donne a superare le discriminazioni a cui erano sottoposte all’inizio del ‘900. Adesso l’obiettivo è quello di far emergere sempre di più il concetto di medicina di genere, ovvero la necessità di curare le persone anche in base al loro genere, per superare quel pregiudizio che c’è stato per tanti anni per cui la sanità dava un occhio particolare nella ricerca e nei programmi di cura solo all’aspetto maschile. La Giornata nazionale per la salute della donna è un momento molto importante, dobbiamo ricordarci ogni anno che le donne devono essere curate per le loro peculiarità”.