Raccogliere le testimonianza dei medici, 11 in questo caso, che applicano terapie omeopatiche per far conoscere meglio la disciplina, informare a partire da fatti concreti e “superare i pregiudizi di una parte del mondo scientifico contro una branca della medicina utilizzata da 9 milioni di italiani”. Ha riassunto così Giovanni Gorga, presidente di Omeoimprese, il suo libro ‘Omeopatia, medicina di precisione e grande opportunità” (Nuova Ipsa Editore), presentato oggi in streaming insieme a due medici che hanno contribuito alla stesura del volume: Antonella Ronchi, omeopata e componente del Comitato Permanente di Consenso per le medicine non convenzionali in Italia, e Alberto Laffranchi, medico dell’Istituto dei Tumori di Milano e responsabile del gruppo medicine e terapie complementari in oncologia.
“La medicina omeopatica – ha spiegato Gorga – deve imparare a divulgare, usando un linguaggio semplice, che arrivi immediatamente alle persone. La ragione del libro è proprio questa: mettere insieme testimonianze dirette di medici che da anni la applicano. Si tratta di specialisti quasi tutti attivi nel servizio sanitario nazionale e questo smentisce anche un’idea dell’omeopata non inserito nel contesto della sanità. Il libro ha l’obiettivo di raccontare l’omeopatia per quella che è: una branca della medicina. Una possibilità terapeutica”.
In Italia, ha sottolineato ancora Gorga, “a differenza di altri Paesi, esiste una scarsissima cultura della medicina omeopatica”, inoltre “viviamo una forte ostilità nei confronti delle medicine complementari da una piccola parte della comunità scientifica ma che ha la capacità di condizionare il contesto in cui ci muoviamo. Per questa ragione, ho cercato di offrire il mio contributo al dibattito, provando a fare chiarezza su come agisce l’omeopatia, raccogliendo testimonianze di successi terapeutici”. Gorga si aspetta che il libro possa anche “incuriosire, pazienti e medici. E’ stato scritto per chi sa poco o nulla di questa disciplina o per chi ha pregiudizi”.
Antonella Ronchi nel suo contributo al libro, invece di un caso clinico ha voluto descrivere il suo approdo all’omeopatia “da medico con una formazione convenzionale. L’omeopatia – ha raccontato – per me è stata un’apertura in più. E’ stata la mia strada per personalizzare la medicina sul paziente. Molti medici, come è successo a me, scoprono l’omeopatia praticando la medicina, cercando risposte a situazioni in cui l’intervento convenzionale non risolve il problema. Oggi, anche se vedo 10 pazienti con la stessa diagnosi, so che devo dare 10 rimedi diversi. Questo è il mio contributo. E alla fine, non sono le polemiche o le teorie a ‘vincere’, sono i fatti che contano”.
Dello stesso parere Alberto Laffranchi, convinto che “la medicina di precisione sia la medicina del futuro. Ho suggerito io il titolo a Gorga – ha rivelato – perché l’omeopatia è una medicina di precisione”. E “c’è necessità di tornare alla ricerca di base – magari trovando un filantropo per finanziarla – per spiegarne i meccanismi dei suoi successi”. Nel libro, “mi hanno incuriosito molto i casi clinici raccontati dai colleghi, è stato interessante, da medico, capire come hanno risolto situazioni che sembravano insuperabili”, ha concluso Laffranchi che smentisce l’idea di un’omeopatia contrapposta alla medicina convenzionale. “In oncologia – ha detto – ci sono molti malati che arrivano a rifiutare farmaci per timore degli effetti collaterali. Nella mia esperienza l’omeopatia (a volte insieme all’agopuntura), con il suo supporto, può convincerli ad usare il farmaco tradizionale, sostenendoli nel percorso di cura”.