Novembre mese del mal di gola, raddoppiano tosse e nei febbre nei bimbi 

Non solo Covid-19. “Storicamente novembre è il mese del mal di gola: raddoppiano i casi di tosse e febbre nei bambini. Se infatti non possiamo prevedere quale sarà l’andamento delle infezioni da Covid-19, possiamo farlo per le altre infezioni attese, in base ai dati epidemiologici degli anni passati”. Lo afferma all’Adnkronos Salute il pediatra Italo Farnetani, docente della Libera università degli Studi di scienze umane e tecnologiche di Malta.  

“I casi di tosse e febbre (cioè le infezioni dell’apparato respiratorio) saranno in netto aumento, in numero doppio rispetto al mese precedente – prevede Farnetani – ma d’altra parte novembre è il mese dell’anno in cui si ha il minor numero di casi di vomito, diarrea e dolori addominali, cioè di infezioni dell’apparato digerente. La caratteristica di novembre – aggiunge il pediatra – è proprio quella di essere il mese del mal di gola (faringite), infatti si ha la massima diffusione dell’adenovirus, patogeno che peraltro è presente tutto l’anno e può dare una notevole varietà di quadri clinici, ma resta la principale causa di rinofaringite virale che rappresenta il 70-80% dei casi di tutte le forme di faringite”. Uno dei virus ‘cugini’ dell’influenza, secondo i virologi. E proprio le caratteristiche di questi malanni rischiano di innescare allarmi Covid e corse al tampone.  

“Novembre – continua il pediatra – è anche il secondo mese di maggior diffusione del virus parainfluenzale, che è la seconda causa di faringite virale (proprio dopo l’adenovirus). Quando la causa della faringite è l’adenovirus il bambino avrà la gola arrossata, mentre il raffreddore sarà meno accentuato. Quando invece è presente il virus parainfluenzale, tosse e raffreddore – dice l’esperto – saranno i sintomi più evidenti. Spesso c’è anche febbre, perché l’adenovirus è responsabile dell’86% delle faringiti accompagnate da febbre”. Questo tipo di infezioni ‘novembrine’ saranno in numero minore nei bambini con più di 6 anni, “perché indossano la mascherina”, prevede Farnetani. 

Il problema adesso sarà distinguere tra questi malanni e Sars-Cov-2. “L’unica cosa che possiamo considerare è che le alterazioni dell’olfatto e del gusto, spie tipiche di Covid-19, sono piuttosto rare normalmente nel bambino mentre sono leggermente più frequenti in caso di Covid, per cui il consiglio è che se il bambino inizia a dire che gli dà noia qualche alimento quando lo mette in bocca, o è troppo caldo o troppo freddo, o ancora che non sente i profumi e cattivi odori, questo potrebbe essere un motivo per contattare il proprio medico”, avverte. 

Inoltre “se un bambino di meno di 6 mesi presenta febbre si deve avvertire subito il pediatra perché in ogni caso, che sia Covid o no, si tratta di una situazione di allarme di potenziale gravità. Un altro utile indizio che i genitori possono controllare è la capacità respiratoria del bambino, contando il numero dei respiri ogni minuto. Questo viene fatto mettendo il bambino disteso, appoggiandogli una mano sull’addome al contatto con lo sterno e contando gli innalzamenti del diaframma, ognuno dei quali corrisponde a un respiro. Si deve avvertire il pediatra quando il numero dei respiri sono più di 40 al minuto oppure più di 50 durante il primo mese di vita del bambino”, conclude. 

di Margherita Lopes