(Adnkronos) – Il camice, lo stetoscopio, la pazienza nell’ascolto dei pazienti, ma anche l’intelligenza artificiale, la robotica, i big data e la cybersecurity. La valigia del medico del futuro si arricchisce di nuove competenze e professionalità per affrontare le sfide di un settore in espansione: il medtech. A tracciare, in 7 punti, come sarà il dottore di domani sono gli esperti intervenuti a Roma al convegno ‘Medtech, presente futuro, università e imprese disegnano il domani’, organizzato dall’Università Campus Bio-Medico con il patrocinio di Unindustria. Il Campus Bio-Medico ha annunciato anche l’avvio di due nuovi corsi di laurea in inglese: ‘Medicine and Surgery Medtech’ e ‘Biomedical Engeneering’.
“Sono 7 le caratteristiche che dovrà avere il medico di domani per operare in ospedali, imprese biomedicali, farmaceutiche e nei centri di ricerca”, hanno evidenziato i relatori. Ecco i punti: ibridazione dei saperi, per la salute e il benessere del paziente; mentalità aperta, per contribuire alle soluzioni tecnologiche di domani; trasversalità, per il superamento dei tradizionali confini professionali; flessibilità, capacità di operare in ospedale e nelle aziende medtech; 100% medico, in grado di seguire il paziente sul piano clinico e umano; 100% formazione ingegneristica, per gestire meglio diagnosi e terapie con i macchinari; capacità di gestire le problematiche etiche del paziente derivanti dalla presenza delle moderne tecnologie.
“In un ecosistema sanitario che metterà sempre più al centro il paziente attraverso la ricerca biomedica, la trasformazione digitale, la telemedicina, il territorio e le nuove tecnologie applicate a diagnostica e prevenzione – hanno sottolineato gli esperti – gli ospedali e le imprese biomedicali e farmaceutiche cercano nei nuovi medici figure dotate di conoscenze a cavallo tra medicina tradizionale e ingegneria biomedica per sviluppare nuove cure, creare device e macchinari”. Oggi il settore medtech rappresenta il futuro della sanità: stimolato dalla pandemia, è cresciuto anche nel 2020 e ha prospettive di sviluppo in tutto il pianeta. In Italia il medtech genera un mercato che vale 16,2 miliardi di euro, diviso tra 4.546 aziende che occupano 112.534 dipendenti (fonte Confindustria dispositivi medici 2022).
“Oggi siamo di fronte al rapido sviluppo della medicina personalizzata: il medico, il sistema della ricerca e l’organizzazione del sistema sanitario devono confrontarsi con le capacità tecnologiche che hanno un ruolo sempre maggiore – ha affermato Raffaele Calabrò, rettore dell’Università Campus Bio-Medico di Roma – Oggi in medicina non parliamo più genericamente di patologie, ma abbiamo l’opportunità di conoscere i problemi del singolo malato, e la tecnologia in questo diventa fondamentale. Il medico di domani deve essere formato a lavorare con le nuove tecnologie, la pandemia ha accelerato questa tendenza. Un’università come il Campus Bio-Medico di Roma si propone come uno dei luoghi nei quali mettere insieme medici e imprese per creare ricerca e innovazione per il malato e per il progresso del sistema sanitario. I nostri corsi di laurea puntano a formare il medico del futuro”.
“Siamo chiamati a discutere del futuro dei professionisti della salute e del futuro della sanità – ha rimarcato Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità – Questa pandemia ci ha mostrato l’importanza del Servizio sanitario nazionale, grazie al quale stiamo affrontando questa emergenza. Per il futuro siamo chiamati a pensare come rafforzare il servizio sanitario partendo dalla relazione tra il professionista e la persona, intercettando il bisogno di salute e cercando di rispondere nella miglior maniera possibile. Accanto a questo c’è la tecnologia che ci supporta e oggi mostra capacità di sviluppo enormi: la tecnologia interagisce con l’uomo e questa interazione va studiata e compresa sempre meglio anche dagli stessi medici e operatori sanitari”.
“I medici possono diventare figure cruciali nella crescita del settore medtech – ha assicurato Maria Chiara Carrozza, presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) – Lo sviluppo di tecnologie e approcci innovativi in campo biomedico richiede innanzitutto l’individuazione dei bisogni più urgenti. La definizione delle caratteristiche delle patologie che si vogliono correggere e delle fasce di popolazione affette. La validazione clinica e il follow-up. La figura del medico, e ancor più del medico ricercatore, in questo processo è dunque fondamentale”.
“Il medico del futuro dovrà sviluppare nuove competenze, soprattutto nel digital – ha dichiarato Massimo Scaccabarozzi, past president di Farmindustria – La terapia diventa un processo grazie a una tecnologia che innova velocemente e a una medicina che va sempre più verso cure personalizzate, cucite per il paziente e su di lui. E i farmaci non sono più ‘solo’ un prodotto, ma parte di questo processo, combinati con device, diagnostica, medtech. Ecco perché corsi di laurea come Medtech del Campus Bio-Medico avranno un ruolo fondamentale. Permetteranno infatti agli studenti di integrare le competenze progettuali e tecnologiche, oggi sempre più multidisciplinari e trasversali, per guidare i processi di innovazione propri dei settori delle scienze della vita. E la figura dell’ingegnere biomedico può essere di grande aiuto per l’industria farmaceutica sia per lo sviluppo di nuovi prodotti, servizi e tecnologie, sia per la nascita di nuove imprese di settore”.
“Le scienze della vita sono oggi protagoniste della rivoluzione che la medicina sta vivendo – ha ricordato Massimiliano Boggetti, presidente del Cluster tecnologico nazionale Scienze della vita Alisei – grazie alle competenze di professionisti, che lavorano all’interno dei parchi tecnologici, dei centri di ricerca, delle imprese, ma anche di medici che collaborano nella progettazione ed evoluzione di prodotti e farmaci sempre più avanzati e a misura del paziente. Anche i nuovi regolamenti europei vanno in questa direzione: gli studi clinici saranno più numerosi, di conseguenza la collaborazione tra medico e settore privato sarà incoraggiata. Oggi il Pnrr ci dà una grande occasione: stimolare il partenariato pubblico-privato e l’industria viene finalmente considerata fattore abilitante della ricerca pubblica. Tutto ciò è possibile se viene stimolata la collaborazione tra medici, industria, università, centri di ricerca e di trasferimento tecnologico, valorizzando i territori e le eccellenze e favorendo la nascita di network in grado di attrarre investimenti nei distretti del Paese. Ci auguriamo di non perdere questa occasione”.