Un semplice test del sangue può indicare la gravità dell’infezione da nuovo coronavirus, misurando i livelli di alcune cellule ‘spia’ che circolano in misura maggiore quanto più grande è il danno provocato da Sars-CoV-2. I risultati preliminari di uno studio su 17 pazienti, condotto dall’ospedale Sacco-università Statale di Milano e dall’Istituto europeo di oncologia (Ieo) del capoluogo lombardo, suggeriscono infatti che le cellule endoteliali – quelle che compongono il rivestimento interno dei vasi – se danneggiate dal virus si sfaldano ed entrano nel sangue, diventando così un parametro dosabile. “Le cellule endoteliali circolanti (Cec) – ritengono gli autori – sono un potenziale nuovo marker della gravità di Covid-19”.
I dati sono stati presentati durante l’evento digitale ‘Real-Time Monitoring of Endothelial damage during Covid-19. Why is it needed?’, organizzato dalla Fondazione Internazionale Menarini. Covid-19 – ricorda una nota – si sta dimostrando sempre più capace di colpire molti bersagli nell’organismo, non soltanto l’apparato respiratorio. Sars-CoV-2 è infatti in grado di attaccare l’apparato cardiovascolare e di distruggere le cellule dell’endotelio, il tessuto che riveste l’interno dei vasi sanguigni, di quelli linfatici e del cuore, provocando così la comparsa di numerose complicanze della malattia.
I nuovi dati suggeriscono che Covid-19 sia “una patologia endoteliale ancor più che polmonare”, e individuano dunque nella valutazione dell’entità del danno alle Cec “un elemento per stimare la gravità della patologia più diretto delle cellule endoteliali progenitrici (Epc)”.
“Le Cec derivano infatti dall’endotelio stesso e riflettono perciò il danno diretto del tessuto, mentre le Epc provengono dal midollo osseo in risposta al danno vascolare dovuto al virus, per riformare vasi sanguigni e ricostituire un endotelio sano”. Ecco perché l’entità di Cec ‘rotte’ dal virus, che possono essere esse stesse causa di complicanze trombotiche, può essere “una spia della gravità delle lesioni vascolari, aiutando così a valutare meglio la prognosi dei pazienti e a indirizzare le scelte terapeutiche”.
I nuovi dati suggeriscono che Covid-19 sia “una patologia endoteliale ancor più che polmonare”, e individuano dunque nella valutazione dell’entità del danno alle Cec “un elemento per stimare la gravità della patologia più diretto delle cellule endoteliali progenitrici (Epc)”. “Le Cec derivano infatti dall’endotelio stesso e riflettono perciò il danno diretto del tessuto, mentre le Epc provengono dal midollo osseo in risposta al danno vascolare dovuto al virus, per riformare vasi sanguigni e ricostituire un endotelio sano”. Ecco perché l’entità di Cec ‘rotte’ dal virus, che possono essere esse stesse causa di complicanze trombotiche, può essere “una spia della gravità delle lesioni vascolari, aiutando così a valutare meglio la prognosi dei pazienti e a indirizzare le scelte terapeutiche”.