La variante inglese di Sars-CoV-2 è arrivata in Italia. Bisognerà capire da quando e quanto circola, ma nel frattempo servono lungimiranza e azione. Vietato stare fermi a guardare, avverte Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv): “Dobbiamo prendere atto che il virus è propenso a mutare e questa variante non sarà l’unica e sola a emergere”, spiega in un’intervista all’Adnkronos Salute. “Bisogna tracciare i virus mutanti che inevitabilmente emergeranno in un prossimo futuro – ammonisce – Isolare e sequenziare il genoma virale, anche se costoso, deve diventare un’azione quasi routinaria nei laboratori diagnostici. Per attuare un tale progetto servono fondi ad hoc e una precisa strategia volta a formare una rete di sorveglianza per il coronavirus a livello nazionale o meglio ancora europeo”.
“Se conosciamo in anticipo le varianti mutate di Sars-CoV-2, prima che si affermino nella popolazione, possiamo ad esempio modificare i vaccini per renderli maggiormente efficaci di anno in anno, come già facciamo con il vaccino anti-influenza. E lo stesso vale per i farmaci”, sottolinea l’esperto, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all’università degli Studi di Brescia, direttore del Laboratorio di microbiologia dell’Asst Spedali Civili. Ma quella emersa nel Regno Unito è davvero una ‘super Covid’ di cui avere paura? “L’unica paura che dobbiamo avere, qualora si confermasse la forte contagiosità del virus mutante – risponde Caruso – è l’incremento nel numero di persone che potrebbero richiedere cure negli ospedali, mettendo ulteriormente in difficoltà il sistema sanitario nazionale”.
Al momento, però, secondo il presidente dei virologi italiani “per definire la contagiosità” della variante Gb “bisogna attendere ulteriori studi. Anche se – riconosce – possiamo dire che si è adattata bene all’uomo, essendo stata capace di entrare in competizione, almeno nel Regno Unito, con il virus pandemico che in questo momento domina lo scenario europeo. Un dato interessante che ci viene fornito dai colleghi inglesi è che, nonostante vi sia un aumento della presenza della variante in circolazione nel Regno Unito, questa non sembra associarsi a un aumento del tasso di mortalità per Covid-19. Se confermata – evidenzia lo specialista – questa osservazione lascia pensare che la mutante non sia più letale dell’attuale virus”.
La domanda delle domande però, dopo tutti gli sforzi fatti dalla comunità scientifica internazionale dall’inizio della pandemia per mettere a punto armi utili a combatterla, è se test diagnostici, farmaci e vaccini saranno efficaci anche contro la variante inglese. “Penso proprio di sì”, ritiene Caruso.
“Nessun problema per i test diagnostici”, analizza: “Del resto la mutante virale è stata identificata e tracciata con i test molecolari oggi a disposizione”. Quanto alla capacità del mutante di sfuggire al vaccino anti-Covid, “bisogna attendere conferme dai ricercatori. La mia personale opinione – puntualizza il numero uno della Società italiana di virologia – è che siccome il vaccino determina una risposta complessa verso tanti frammenti della proteina di superficie Spike”, l”uncino’ che il virus usa per arpionare e invadere la cellula bersaglio, “se anche alcuni anticorpi non dovessero più riconoscere la porzione mutata ne legherebbero tante altre, ottenendo ugualmente il blocco dell’aggancio del virus alla cellula da infettare e quindi la sua neutralizzazione. Più critica – ragiona l’esperto – sarà” invece “la risposta” della variante Gb “agli anticorpi monoclonali che oggi vengono proposti come presidio preventivo e terapeutico. Anche in questo caso bisognerà attendere i dati che a breve le ditte produttrici sicuramente forniranno alle agenzie del farmaco”.
Secondo indagini retrospettive la variante inglese è emersa già a settembre, benché scoperta solo successivamente a un boom di infezioni registrate in novembre nel sud-est dell’Inghilterra. Quanto è probabile, dunque, che stia circolando da tempo anche in Italia e contribuisca a spiegare l’alto numero di contagi in questa seconda ondata di Covid-19? “Al momento la circolazione del virus mutato è attestata nel Regno Unito – rassicura Caruso – Non è escluso che tale virus stia circolando altrove, ma per adesso non vi sono segnalazioni di una sua emergenza” massiccia “a livello internazionale. Anche in Italia non abbiamo evidenze che questa variante virale circoli e possa avere avuto un ruolo nella seconda ondata epidemica osservata da ottobre a oggi”.
Resta certo che una controffensiva s’impone per evitarne o contenerne la diffusione lungo la Penisola. Con quali misure? “Quelle già in atto per il virus pandemico” bastano anche contro il mutante. “La diffusione di un virus, in assenza di vaccino – scandisce il presidente dei virologi italiani – si rallenta unicamente con le misure di protezione individuale che ben conosciamo: mascherina, distanziamento e lavaggio frequente delle mani”.
L’APPELLO A UNA “VACCINAZIONE DI MASSA” – L’approvazione del vaccino Pfizer/BioNTech” contro Covid-19, “e in futuro di altri vaccini” anti Sars-CoV-2, “è una notizia di grande importanza perché dà il via alla vaccinazione di massa: l’unica arma in nostro possesso per mettere la parola fine a questa terribile pandemia”, sostiene Caruso. “Il vaccino – garantisce – è efficace e causa pochi effetti collaterali, non superiori a quelli di qualsiasi altro vaccino oggi in uso”.