Ricostruito e riattaccato un avambraccio a un 79enne di Varese, vittima di un grave incidente di caccia, grazie a un intervento di chirurgia, utilizzando una tecnologia robotica altamente innovativa. E’ accaduto all’ospedale di Circolo di Varese, dove con un’operazione, durata in totale 14 ore, realizzata in due fasi, con il coinvolgimento di un team di sette medici, è stato utilizzato “per la prima volta al mondo – riferiscono da Varese – in un intervento di chirurgia plastica ricostruttiva” un macchinario innovativo comandato dal chirurgo attraverso i movimenti della testa, che muovono il braccio robotico con assoluta precisione, lasciando le mani libere a chi sta operando. Non solo: tramite i visori oculari viene ricostruita un’immagine tridimensionale direttamente negli occhi del chirurgo.
Il sofisticato intervento è stato eseguito dall’equipe guidata da Mario Cherubino, direttore della Struttura di Chirurgia della mano e microchirurgia e professore associato di Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica all’Università dell’Insubria. “L’arto – riferisce Cherubino – era completamente staccato poco sotto il gomito, i proiettili avevano distrutto tutti i vasi e le due ossa che collegano gomito a polso ovvero l’ulna e il radio”.
Innanzitutto si è “provveduto a riconnettere i vasi sanguigni per evitare la necrosi della mano. Dopo qualche giorno, escluso il pericolo di infezioni e confermata la vitalità della mano reimpiantata, il gruppo dei microchirurghi specialisti in chirurgia plastica e in ortopedia ha prelevato il perone (osso della gamba non essenziale alla deambulazione), lo ha sezionato e collocato al posto delle due ossa mancanti del braccio. Poi si è proceduto a ricostruire i tessuti muscolari e la pelle con l’utilizzo della cute artificiale”.
Un’impresa davvero eccezionale – commenta la nota dell’ospedale – resa possibile non solo dalla perizia del team di chirurghi, ma dal contributo di una nuova macchina chiamata RoboticScope, di fabbricazione austriaca e del costo di 350.000 dollari che l’Asst Sette Laghi ha ottenuto in prova per testarne l’efficacia. “Grazie a questa meraviglia tecnologica – precisa Cherubino – riusciamo a gestire in maniera molto più fluida e veloce l’intervento”.
“RoboticScope unisce infatti le caratteristiche del classico microscopio da tavolo operatorio a quelle della realtà virtuale riproducendo digitalmente su uno schermo posto davanti al chirurgo la sezione su cui si sta intervenendo. Senza questa apparecchiatura – conclude – non so se l’intervento sarebbe stato possibile, certamente avrebbe comportato un numero di ore molto superiore con conseguente stress per il paziente e per il team operatorio”. L’uomo – fanno sapere dall’ospedale – sta bene, è stato dimesso al proprio domicilio e ha riacquistato una discreta funzionalità dell’arto.