(Adnkronos) – “La retinopatia diabetica è una delle complicanze a maggior incidenza e prevalenza nelle persone con il diabete: il 30% delle persone che vivono con il diabete di tipo 1 e di tipo 2 sono destinate a sviluppare una temibile complicanza, una complicanza che se non viene curata rischia di portare il paziente verso la perdita della vista. La retinopatia diabetica è la prima causa nel mondo di cecità non traumatica: quindi capite quanto sia estremamente rilevante. Cosa fare, come poter intervenire? Sicuramente Dobbiamo intervenire sui fattori di rischio che ben conosciamo che sono il controllo della glicemia, un controllo ottimale della glicemia che deve essere ricercato nella persona con il diabete indipendentemente dal tipo di diabete, e il controllo della pressione arteriosa. Questi sono gli elementi sui quali il diabetologo non può perdere l’attenzione. Ma diabete-retina diventa un tema estremamente interessante perché oggi sappiamo come le persone che sviluppano precocemente o in qualche modo sviluppano in maniera aggressiva una malattia della retina, dei piccoli vasi della retina siano poi le persone che hanno un maggior rischio di andare incontro alle complicanze cardiovascolari: infarto, ictus e morte per malattia cardiovascolare, e questa è la nuova connotazione che emerge. Quando parliamo di diabete-occhio non possiamo dimenticare la maculopatia diabetica, che è un’altra delle malattie dell’occhio associate al diabete. Oggi è emerso come la maculopatia diabetica non sia solo la maculopatia che noi conoscevamo, quindi la maculopatia su base vascolare, ma vi è una componente infiammatoria che essa stessa può essere trattata ed è un elemento di rischio di malattia cardiovascolare. Diabete-fegato è un altro dei temi trattati nel corso di questo nostro grande evento, l’undicesimo convegno di AMD, diabete-fegato è un legame, una liason molto pericolosa: pensate che la malattia grassa del fegato interessa più o meno una persona su tre che camminano per la strada ma quando andiamo nel mondo diabete di tipo 2.
Il 70% delle persone che hanno il diabete di tipo 2 hanno una malattia steatosica del fegato, una malattia che se non viene ricercata e non viene in qualche modo controllata rischia, soprattutto nelle persone con diabete di tipo 2, di scivolare verso le forme più gravi di malattia del fegato che sono fibrosi, cirrosi e cancro del fegato. Oltre a questo noi sappiamo bene come nelle persone che vivono con il diabete di tipo 2 la presenza di una grave malattia del fegato su impronta steatosica, sull’infarcimento del grasso attribuisca a questa persona un aumentato un’ulteriore aumentato rischio di andare incontro a una malattia cardiovascolare: e ancora quindi infarto, ictus e morte per malattia cardiovascolare. Il diabete però non esaurisce il proprio legame con le malattie del fegato con l’epatopatia steatosica ma mi sono altre componenti altre malattie del fegato che abbiamo visto essere particolarmente rilevanti nella persona che vive con il diabete e sono le epatite virali. In particolar modo l’epatite C è una forma di epatite che nelle persone con diabete di tipo 2 si presenta in maniera particolarmente subdola: non capiamo ancora qual è il legame, è verosimile che la malattia virale, l’epatite C, faccia scivolare la persona che va incontro a questa condizione verso una forma di diabete che assomiglia al diabete di tipo 2 ma non è diabete di tipo 2. Sappiamo però anche che chi vive con il diabete di tipo 2 per alcune condizioni che la caratterizza, uno di queste è l’infarcimento grasso del fegato si trova maggiormente vulnerabile a un attacco del virus dell’epatite C. Oggi però abbiamo capito una cosa fondamentale, che questi pazienti devono essere ricercati perché se vengono identificati la possibilità che oggi esiste di trattare questi pazienti è concreta con le terapie per l’appunto per l’epatite C, e sappiamo che da un punto di vista di beneficio clinico il trattamento dell’epatite nelle persone che hanno contestualmente il diabete porta a un miglioramento drammatico degli esiti di malattia del controllo glicemico e della possibilità di andare incontro a quelle che sono le complicanze”.