Si chiama Emergency Hospital 19 ed è stato costruito in 11 settimane, con un investimento dal punto di vista strutturale e tecnico di 12 milioni di euro. E’ la nuova struttura nata in Humanitas e inaugurata oggi. Missione del centro: rispondere alle emergenze legate ai virus e alle malattie infettive. Patogeni vecchi e nuovi. Covid-19 insegna. Autonoma e indipendente, la struttura progettata da Techint è dotata di pronto soccorso, diagnostica, terapia intensiva e sub-intensiva, sale operatorie e ambienti di degenza sicuri (che può arrivare fino a 25 posti isolati). Ma non è solo edificio. All’Emergency Hospital è stato abbinato un programma di ricerca scientifica in ambito immunologico contro le malattie infettive (FOTOGALLERY).
La realizzazione del centro, che sorge accanto all’attuale pronto soccorso, è stata possibile – spiegano i promotori – grazie “all’importante contributo di Intesa Sanpaolo all’Istituto clinico Humanitas e di TenarisDalmine e Fondazione Rocca alla Fondazione Humanitas per la ricerca”, cui si deve lo sviluppo scientifico del progetto. “Abbiamo deciso di investire risorse ed energie in una struttura altamente tecnologica, frutto di un know how ingegneristico e medico tutto italiano, che rappresenta una risposta alle sfide del nostro presente”, spiega Gianfelice Rocca, presidente di Humanitas.
Farsi trovare pronti ad affrontare emergenze infettivologiche significa avere percorsi nettamente separati per garantire la sicurezza di pazienti e operatori sanitari, attrezzarsi per liberare dal virus tutte le aree cliniche ad alta intensità di cura in ospedale, quali terapia intensiva e blocchi operatori, così da continuare a garantire i consueti servizi clinici e chirurgici. “Abbiamo vissuto un ‘ritorno al futuro’ delle malattie infettive, di cui Covid-19 è solo l’ultimo esempio, con cui dobbiamo imparare a convivere”, osserva Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas. “Per farlo è indispensabile essere preparati. Ad esempio con l’Emergency Hospital 19, che significa avere a disposizione il meglio della terapia, un rapporto stretto tra ricerca di laboratorio e clinica, e la possibilità di usare le tecnologie più all’avanguardia, in particolare gli approcci informatici e di intelligenza artificiale per la cura dei pazienti”.
L’Emergency Hospital 19, dedicato alla diagnosi e alla cura intensiva di patologie infettive e virali e, quindi, anche di Covid-19, nasce nel cuore della pandemia da un team composto da clinici, architetti, ingegneri e progettisti. E’ una struttura autonoma, replicabile ed esportabile. “E’ modulare, può essere grande, media, piccola – elenca Rocca oggi in occasione del taglio del nastro – E’ la prima di tre strutture dedicate all’emergenza in via di costruzione a Bergamo all’Humanitas Gavazzeni, e a Castellanza all’Humanitas Mater Domini, a testimonianza del forte legame di Humanitas con i territori in cui è presente”.
Un luogo, prosegue, “dove clinica, ricerca e formazione, le tre anime di Humanitas, si fondono per dare una risposta efficace a un’epidemia di proporzioni straordinarie causata da un virus sconosciuto, favorendo l’unione delle competenze tra medicina interna, infettivologia, gestione dell’emergenza in pronto soccorso e in terapia intensiva”. Questa new entry “ci permette di continuare a curare tutti. Perché non c’è solo Covid-19”, spiega Maurizio Cecconi, direttore di Anestesia e Terapie intensive di Humanitas. Sia lo specialista che Rocca hanno voluto ricordare le vittime della pandemia che l’Humanitas ha pianto fra i suoi dipendenti, una a Bergamo e una ieri a Castellanza (Varese) dopo una lunga degenza in terapia intensiva. “Voglio dedicare a loro questa iniziativa”, dice il presidente di Humanitas.
Emergency Hospital 19, continua Rocca, “è un progetto ambizioso, segno di un’Italia che vuole ripartire”. E, aggiunge Antonio Voza, responsabile Pronto soccorso Humanitas, “fa tesoro di quanto vissuto in 5 mesi” di emergenza Covid-19. Dal 21 febbraio a maggio, gli ospedali Humanitas in Lombardia, ricordano dal gruppo, hanno curato più di 2.300 pazienti colpiti dal coronavirus Sars-CoV-2, “riconvertendo le strutture, mettendo a disposizione oltre 600 posti letto e raddoppiando i posti in terapia intensiva (creandone 58 ex novo in aggiunta ai 56 già esistenti), sub-intensiva e in pronto soccorso. Tutto il personale è stato coinvolto nell’emergenza, in prima linea nei reparti Covid o a supporto delle nuove esigenze nate (ad esempio comunicazione con i familiari, checkpoint e così via).
Ora nell’Emergency Hospital 19, spiegano i promotori, si combinano “le competenze cliniche di Humanitas e quelle ingegneristiche di Techint e dell’architetto Filippo Taidelli”, cui si deve anche l’armonizzazione degli ambienti sfruttando la luce naturale e le aree verdi intorno alla struttura. Un’attenzione particolare è stata data alla relazione tra pazienti e familiari, “così fortemente colpita durante l’emergenza Covid”, hanno ricordato gli esperti che hanno vissuto quei mesi in prima linea. Per tenere dunque sempre allacciati i fili della comunicazione durante l’isolamento in ospedale, i degenti avranno a disposizione dei tablet. Parallelamente all’impegno clinico, prende vita un programma di ricerca scientifica contro le malattie infettive, che parte dall’immunologia, ‘regno’ di Mantovani – specialista italiano di questo settore fra i più citati al mondo – e campo di massima competenza del Centro di ricerca Humanitas.