(Adnkronos) – Nel corso degli ‘Incontri reumatologici romani 2022’ è stato dato ampio spazio all’analisi delle ultime novità riguardanti il Lupus eritematoso sistemico. Ad illustrarle è il professor Gian Domenico Sebastiani, responsabile scientifico della manifestazione giunta alla sua quinta edizione, Presidente Eletto della Società Italiana di Reumatologia (SIR) e Direttore UOC Reumatologia, Azienda Ospedaliera San Camillo – Forlanini: “È una malattia autoimmune, infiammatoria cronica che colpisce prevalentemente le donne fra i 20 e i 40 anni. Tuttavia, non mancano casi di pazienti con lupus eritematoso sistemico tra i bambini, giovani e anziani. Una malattia poco frequente ma neanche rara. L’approccio precoce è molto importante perché consente di agire tempestivamente ed evitare che la patologia produca dei danni”. L’avvento dei farmaci biologici, secondo Sebastiani, ha cambiato l’approccio alla malattia. “Da circa 10 anni abbiamo a disposizione il belimumab, che ha prodotto notevoli vantaggi per i nostri pazienti. Questa terapia, infatti, consente di ridurre, talvolta eliminare, il dosaggio di cortisone che ciascun paziente deve assumere. Un aspetto fondamentale perché il cortisone contribuisce in maniera importante al danno nel lupus. Quindi avere un farmaco che permette di eliminare il cortisone significa di fatto contribuire a migliorare la qualità di vita delle persone con questa malattia. Il farmaco consente di ridurre gli episodi di riacutizzazione del lupus. Anche per i pazienti con nefrite lupica, una delle manifestazioni più gravi per questi malati, il belimumab recentemente ha ricevuto l’indicazione e la rimborsabilità. Prima la terapia era approvata solo per i pazienti con lupus eritematoso attivo poiché nello studio registrativo erano stati esclusi i pazienti con nefrite lupica. Successivamente, è stato condotto uno studio per verificare l’efficacia del belimumab anche nei pazienti con lupus affetti da nefrite lupica. E i risultati dello studio hanno dimostrato che il farmaco è efficace anche per questi ultimi. Grazie a questo ultimo studio il belimumab oggi può essere utilizzato sin dall’inizio in associazione ad altri immunosoppressori: una politerapia somministrata da subito nel paziente e mantenuta nel tempo con i dosaggi opportuni al fine di minimizzare gli effetti collaterali”.