“I vaccini sono stati quella ‘strada comune” che ci ha permesso di debellare tante malattie. Oggi ci troviamo in una situazione che le nostre generazioni non avevano mai vissuto ed è di nuovo nei vaccini che riponiamo le nostre speranze. Questo è il momento di fare chiarezza, di ricordare con rigore scientifico come la ricerca ci abbia permesso di fare passi avanti giganteschi e di come sarà sempre più importante anche nel futuro per farci trovare quella “via” da percorrere insieme”. Con queste parole Loredana Bergamini, direttore medico di Janssen Italia, lancia la seconda edizione “A/Way Together”, il progetto promosso dall’azienda farmaceutica del gruppo Johnson e Johnson che vede coinvolte cinque tra i migliori infettivologi in Italia. Obiettivo: fare chiarezza sull’importanza che i vaccini hanno rivestito nella storia dell’uomo.
La nuova edizione di “A/Way Together” fa seguito alla prima, svoltasi nel luglio scorso, che aveva come finalità quella di ispirare una nuova generazione di clinici attraverso il coinvolgimento di alcune eccellenze nel campo dell’infettivologia e virologia che hanno raccontato la loro esperienza nei mesi più duri della prima ondata pandemica, con l’auspicio di contribuire alla diffusione di una maggiore consapevolezza dei progressi della scienza e del senso di responsabilità necessario per far fronte al momento attuale.
I protagonisti di questa edizione, le cui video-testimonianze si alterneranno con cadenza settimanale fino alla fine di febbraio sono 5 big dell’infettivologia: Cristina Mussini, Direttrice Struttura Complessa Malattie Infettive A.O. Universitaria di Modena, Giovanni Di Perri, Responsabile Malattie Infettive Ospedale Amedeo di Savoia di Torino, Antonella Castagna, professore associato Malattie Infettive dell’Università Vita-Salute San Raffaele, Andrea Gori, Direttore di U.O. Complessa Professore Malattie Infettive – Università di Milano e Andrea Antinori, dell’INMI Lazzaro Spallanzani di Roma. Saranno loro a raccontare la storia di alcune delle malattie infettive più invalidanti fino ad arrivare ai giorni nostri, e a testimoniare, attraverso le loro esperienze, come i progressi della ricerca abbiano permesso di debellare alcune patologie con le quali l’umanità ha fatto i conti per secoli e di cosa ci prospetta il futuro.
L’idea alla base dell’iniziativa è che “i vaccini rappresentano una delle più grandi scoperte scientifiche dell’età moderna”, quindi “hanno permesso di debellare definitivamente malattie un tempo molto diffuse, come ad esempio la poliomielite, una grave patologia infettiva del sistema nervoso centrale che nel secolo scorso colpiva migliaia di persone ogni anno. Grazie al vaccino sviluppato da Jonas Salk negli anni Cinquanta – si legge in una nota – nel giro di pochi decenni, la diffusione della poliomielite è stata drasticamente ridotta, fino a che nel 2002 l’Europa ne ha raggiunto la completa eradicazione”.