Takeda Italia istituisce una nuova Business Unit dedicata alle malattie rare, 5mila-8mila patologie che tutte insieme colpiscono circa 300 milioni di persone nel mondo, 30 milioni in Europa e 2 milioni in Italia, bambini nel 50-75% dei casi. La dirigerà Alessandro Lattuada, 52 anni, torinese, laurea in Farmacia, con l’obiettivo di “allineare in un unico team tutte le risorse necessarie a trasformare nei prossimi anni il trattamento di patologie poco diffuse e ancora troppo poco conosciute”, la cui “rarità rende spesso più complessa la ricerca di farmaci. Di tutte le malattie rare – ricorda infatti Takeda – solo poco più di 100 hanno una specifica terapia a disposizione, ovvero poco più dell’1%”.
“L’investimento – sottolinea l’azienda in una nota – si inserisce in un contesto che a livello istituzionale sta riservando grande attenzione al tema delle malattie rare, come testimoniato dalla recente approvazione in Senato del Testo unico con il quale verranno introdotte importanti novità dal punto di vista regolatorio. Un segnale importante per l’Italia, che non deve indurre a sottostimare il fatto che ancora molto occorre fare per il bene dei pazienti. Un impegno che Takeda ha assunto ormai da tempo, e che si rinnova con questa scelta organizzativa che si va ad aggiungere agli imperativi strategici” di sempre: “La ricerca e sviluppo di terapie altamente innovative, la diagnosi precoce e lo screening neonatale, l’accesso rapido a cure di valore, l’assistenza domiciliare e la telemedicina”.
La nuova Business Unit Rare consolida l’attuale portfolio composto da più di 40 prodotti destinati a patologie rare, ma altamente invalidanti, come l’emofilia, l’angioedema ereditario, le malattie da accumulo lisosomiale e le immunodeficienze primitive e secondarie. “Ma lo sguardo è già rivolto al futuro”, assicura Takeda che in quest’area sta sviluppando “una solida pipeline di molecole per ambiti terapeutici in cui esistono ancora unmet needs”, bisogni medici insoddisfatti, “come l’infezione da citomegalovirus post trapianto, e due rare patologie della coagulazione, la porpora trombotica trombocitopenica e la malattia di von Willebrand”.
Lattuada ha una lunga esperienza nel settore farmaceutico e nell’ambito delle malattie rare, riferisce Takeda Italia. E’ entrato in azienda a seguito dell’integrazione con Shire nel 2020, in qualità di Business Unit Director, gestendo con successo il lancio di un trattamento innovativo per l’angioedema ereditario durante l’emergenza Covid-19 e assicurando una collaborazione proficua con i principali stakeholder nazionali per gestire la carenza di plasmaderivati, terapie salvavita per le malattie rare.
“Con una pipeline che ha come obiettivo principale quello di rispondere agli unmet needs ancora esistenti, la Business Unit Rare assume un duplice impegno e vocazione – dichiara Lattuada – Anche con questa scelta organizzativa, Takeda Italia intende rispondere in modo adeguato e concreto alle necessità che quotidianamente incontrano i pazienti e i loro caregiver. La sfida è quella di definire dei nuovi schemi, laddove ancora non sia stato fatto, per cambiare il percorso terapeutico e migliorare così la qualità di vita dei pazienti e dei loro familiari. Abbiamo introdotto infatti figure nuove come il Patient Journey Manager, per supportare il paziente dai primi sintomi sino al post terapia, partendo come sempre dall’ascolto delle reali esigenze, farmacologiche e non, dei pazienti e delle loro famiglie”.
La nascita della nuova Business Unit “è solo l’ultima delle iniziative di Takeda che si sono susseguite nel corso del 2021, con l’obiettivo di aumentare la conoscenza e la consapevolezza delle patologie rare”, rimarca la società. “Le malattie rare sono una priorità per Takeda – dichiara Annarita Egidi, amministratore delegato di Takeda Italia – I pazienti affetti da queste patologie, spesso in età pediatrica, sono rari se si considera la singola patologia, ma visti insieme sono milioni e sentiamo la responsabilità di supportarli affinché abbiano la giusta diagnosi, il miglior trattamento possibile e un futuro luminoso. Con la nuova Business Unit Rare, l’azienda dimostra di voler provare a cambiare il paradigma di lavoro, esprimendo un carattere e un impegno che vanno oltre la terapia farmacologica e che si avvicinano all’intero percorso di cura”.