“Sono anni che non accettiamo di manipolare il Dna degli ortaggi perché c’è chi teme che mangiare un Ogm costituisca un pericolo, e adesso d’un tratto ci va bene diventare noi stessi degli organismi geneticamente modificati?”. Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, Virologia e Diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano, lancia un monito sui rischi che potrebbero derivare da un iter di sperimentazione ‘frettoloso’ su un vaccino anti Covid-19 come quello dell’americana Moderna, il primo giunto alle fasi finali dei test sull’uomo: “Si tratta a tutti gli effetti di una terapia genica”, spiega l’esperta all’Adnkronos Salute. “Non sono contraria al prodotto in sé – precisa – ma dico no a una corsa in avanti su un vaccino come questo, basato su un meccanismo d’azione completamente nuovo”.
“I vaccini tradizionali – chiarisce la microbiologa – puntano a indurre una risposta anticorpale, quindi un’immunità, immettendo nel corpo umano pezzetti innocui del virus di cui vogliamo prevenire e contrastare l’infezione. Questo prodotto invece”, l’mRna-1273 testato dal National Institute of Allergy and Malattie infettive (Niaid) diretto da Anthony Fauci, parte dei National Institutes of Health (Nih) statunitensi, “è concepito in un modo completamente nuovo: utilizza un segmento genetico che va a inserirsi nelle nostre cellule obbligandole a produrre una parte del virus la quale, ritrovandosi nell’organismo, stimolerà la produzione di anticorpi. Né più né meno di una terapia genica”, sostiene Gismondo.
“Ma il punto non è nemmeno questo”, puntualizza la microbiologa. Il tema è che – mentre “anche un vaccino del genere sarebbe accettabile, purché attraverso un iter sperimentale rigorosissimo dimostri di essere assolutamente tollerato ed efficace” – questo iter rigorosissimo potrebbe venir meno: “Solamente qualche giorno fa”, ricorda infatti la scienziata, “l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), in collaborazione con la Commissione europea, ha deciso di abbreviare le fasi della sperimentazione per arrivare in tempi più rapidi al vaccino contro il coronavirus Sars-Cov-2 di cui tutto il mondo a bisogno”, specie in vista di una possibile seconda ondata di Covid-19.
Per Gismondo, “la cosa pericolosa è che questa accelerazione possa applicarsi a un vaccino del genere, totalmente nuovo – ripete l’esperta – e paragonabile a tutti gli effetti a una terapia genica. La gente deve essere consapevole di quello che sta accadendo”, ritiene la microbiologa che segnala delle ombre nello studio sull’mRna-1273 di Moderna pubblicato nei giorni scorsi sul ‘New England Journal of Medicine’.
“Condotto su 45 giovani sani – evidenzia – ha mostrato una tollerabilità dubbia, considerando che un paio di volontari hanno avuto la febbre a 40”. Quanto al potere scudo, “è vero che si producono anticorpi neutralizzanti, ma non sappiamo quale sarà l’efficacia completa”.
Insomma, “ben venga un vaccino anti-Covid in tempi rapidi. Ma dobbiamo essere più che certi del suo profilo reale di efficacia e tollerabilità e questo – avverte la scienziata – potrà avvenire solo a seguito di un iter sperimentale rigoroso e rispettoso, che si prenda tutto il tempo che deve”.