(Adnkronos) – “Dall’efficacia terapeutica alla qualità di vita del paziente con sclerosi multipla: esperienze di real life con cladribina compresse”. Questo il titolo del simposio organizzato da Merck all’interno del 52esimo congresso della Società italiana di Neurologia (Sin). Una tavola rotonda che ha voluto affrontare la sclerosi multipla in modo diretto, raccontando esperienze dei pazienti e analizzando l’efficacia di cladribina compresse con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita dei pazienti.
“Merck è impegnata nel campo della sclerosi multipla da quasi 25 anni e costantemente ci sforziamo per trovare risposte ai bisogni delle persone con sclerosi multipla – ha dichiarato Jan Kirsten, presidente e Amministratore delegato di Merck Italia -. La nostra storia inizia nel 1998 con l’introduzione del nostro primo farmaco iniettabile per le forme recidive di questa patologia. Nel 2019 in Italia è stato approvato cladribina compresse. Questa terapia orale, che si rivolge a pazienti adulti con sclerosi multipla recidiva-remittente dall’elevata attività patologica, è caratterizzata da un programma di dosaggio a basso impatto sulla qualità della vita del paziente sia in termini di modalità sia di tempi di somministrazione”.
Un impegno che non si ferma solo al farmaco ma che punta a migliorare la qualità della vita del paziente anche sfruttando diversi servizi digitali: “In giugno abbiamo lanciato M³ – prosegue Kirsten – una App che vuole dare supporto a medici e pazienti trattati con cladribina compresse aiutandoli a seguire il corso della terapia oltre a calendarizzare visite ed esami. M³ sta dando ottimi risultati nei centri che la stanno utilizzando. Crediamo che anche educazione e informazione siano importanti, per questo nel 2016 abbiamo lanciato la piattaforma ‘Genitori si può’ per dare informazioni su cosa significa diventare genitore per un paziente con sclerosi multipla. Cerchiamo anche di raggiungere i più giovani tramite spotify grazie al podcast ‘Senza se e senza ma’, dove si può trovare ogni informazione sulla sclerosi multipla”.
Gli studi effettuati su cladribina compresse possono ora offrire un quadro anche a lungo termine:”Abbiamo avuto varie evidenze – ha dichiarato Pietro Annovazzi, neurologo Uo Recupero neurologico Centro studi Sm, Asst Valle Olona, presidio ospedaliero di Gallarate – tra cui i dati raccolti dal nostro gruppo di studio in cui vediamo che, come emerge anche dagli studi clinici, c’è una soppressione dell’attività infiammatoria anche due, tre, quattro anni dopo il primo trattamento con cladribina, quindi il paziente di fatto non sta assumendo il farmaco ma l’attività di malattia è comunque soppressa”.
Ogni paziente ha una sua storia e quindi anche la terapia può differenziarsi di caso in caso: “Per quanto riguarda la sclerosi multipla si parla sempre di più di personalizzazione della terapia – ha spiegato Lucia Moiola, neurologa del Centro sclerosi multipla dell’Irccs ospedale San Raffaele di Milano – Abbiamo un ampio panorama terapeutico per cui possiamo scegliere il farmaco giusto per ogni determinato paziente basandoci non solo sui parametri di efficacia e di sicurezza del farmaco, ma anche sulla qualità di vita. Parlando di cladribina compresse sappiamo che si tratta di un farmaco orale, e già questo porta una migliore qualità di vita, una terapia pulsata che si assume pochi giorni all’anno. Il paziente così si può quasi dimenticare di avere la sclerosi multipla perché non è legato al fatto di assumere compresse tutti i giorni. Tutto questo è stato dimostrato dallo studio Clarify presentato dalla professoressa Solari fatto su più di 400 pazienti”, ha concluso.