“L’obesità è ancora uno stigma. Oggi il peso e la forma corporea rimangono dei canoni estetici tarati su alcuni parametri e quando una persona esce da questi, magari per una lieve rotondità, può ancora rischiare di essere discriminata. Serve quindi un passo in avanti per eliminare questo stigma e per farlo occorre lavorare molto bene sulla sensibilizzazione delle persone nei confronti dell’obesità. Va capito il mondo che c’è dietro: non è solo mangiare troppo, ma c’è un disagio di partenza che si affronta con un percorso non breve e che può essere tortuoso ma c’è il modo per ‘rinascere'”. Lo afferma all’Adnkronos Salute
Monica Germani
, la nutrizionista che ha seguito con successo anche la cantante Noemi tra i protagonisti del
Festival di Sanremo
. Domani si celebra il
World Obesity Day
, la giornata mondiale per la prevenzione dell’obesità e il sovrappeso.
“C’è un allarme obesità tra gli adolescenti dove è in forte crescita – avverte l’esperta – Ecco che già dall’infanzia dobbiamo educare i piccoli a mangiare bene. Serve ritrovare quella cultura culinaria italiana che abbiamo spesso dimenticato perché non abbiamo più tempo”.
Le persone con un girovita abbondante devono ogni giorno lottare anche con tanti pregiudizi come, ad esempio, quello che l’aumento del peso è direttamente collegato a quanto si mangi. “Ma non è così – avverte Germani, che ha creato il metodo MetaExperience (Medical education trasform action) – ingrassare non dipende da quanto e come si sta a tavola, spesso si mangia per riempiere un vuoto e dobbiamo partire da questo se davvero vogliamo aiutare il paziente che entra nel nostro studio. Una dieta restrittiva può far perdere subito 5-7 chili, ma solo con un percorso intimo e solido – avverte – si gestisce la ‘fame’ e il cibo in maniera emotiva. Perché viviamo di un equilibrio tra l’aspetto razionale ed emotivo, se questo si rompe non ci controlliamo e con il cibo si passa a una fase compulsiva: se questo dura anni, ci si deve interrogare. Ma frequentemente si innescano altri errori come pensare di tagliare le calorie o non mangiare più, iniziando un circolo vizioso da cui non si esce”.
L’approccio sviluppato dalla Germani mette al centro il paziente sovrappeso e i suoi bisogni, tagliando sartorialmente un nuovo approccio all’alimentazione ma non solo. “Si parte da una visita di medicina interna, si studia il metabolismo della persona e il suo stato di salute – racconta la nutrizionista – Poi si fa anche una visita psicologica con un inquadramento emotivo per paziente; si procede anche con test fisici con l’aiuto di un ortopedico e di un medico sportivo perché l’obeso deve fare sport in maniera attenta e personalizzata, spesso ha problemi di postura che potrebbe generare problemi; poi si parte con l’aspetto nutrizionale e insieme si crea il piano alimentare che corregge le abitudini e andando si va a scalare rispetto a quello che si mangiava in passato”.
Alla base del metodo “c’è una profonda rimodulazione delle abitudini”, chiosa Germani, che non può prescindere da un percorso psicoterapeutico “che può essere singolo o di gruppo, ma è fondamentale lavorare sulla ‘testa’ del paziente, aiutarlo e assisterlo se ha delle difficolta durante il percorso. Noi ci siamo sempre”. Chi affronta le insidie della bilancia ha anche la necessità di riprendere, se ha smesso, o di iniziare una attività fisica. “Dopo l’ok del cardiologo procediamo anche con lo sport – aggiunge Germani – modulando su quello che il paziente riesce a fare e sempre per gradi, ci adattiamo alla sua vita”.
Ma quanto dura questo percorso del paziente sovrappeso? “Di solito la fase intensiva può andare da 4-5 mesi a 18 mesi, poi si passa alla fase di consolidamento e mantenimento dove l’impegno è ridotto e non ci sono più i controlli oppure sono sporadici. E’ per la fase più delicata dove occorre consolidare il risultato, si è ‘rinati’ si è anche molto fragili”, spiega.
Cambiare spaventa e farlo avendo gli occhi puntati sulla propria forma fisica può essere molto faticoso e stressante. Ma nel metodo sperimentato dalla nutrizionista Germani il cibo torna protagonista e anche la possibilità di prendersi cura di se stessi con la cucina. “Sono contraria a prescindere al comune petto di pollo grigliato o al merluzzo bollito tipici di molte diete – precisa – meglio un approccio funzionale che ha una base scientifica”.
“Quando ci prepariamo dei piatti dobbiamo essere attenti che siano corretti dal punto di vista nutrizionale – conclude Germani – Così cerchiamo di educare i pazienti anche a un nuovo modo di prepararsi da mangiare: gli indichiamo come inserire gli aromi, le spezie, le verdure, in questo modo viene curata la palatabilità del cibo e degli abbinamenti. Si può dimagrire anche con ricette buone, sfiziosi e veloci”.