(Adnkronos/Cinematografo.it) – “La sorellanza mi fa tornare bambina, mi fa pensare a donne solidali quando qualcuna ha successo, a donne guerriere, alla forza di quando si sta insieme”. Parola di Emma Dante, che sette anni dopo l’esordio ‘Via Castellana Bandiera’ torna in Concorso alla Mostra di Venezia con ‘Le Sorelle Macaluso’. Ovvero Maria, Pinuccia, Lia, Katia, Antonella, cinque sorelle nate e cresciute in un appartamento all’ultimo piano di una palazzina nella periferia di Palermo di cui seguiamo l’infanzia, l’età adulta e la vecchiaia.
Tratto dalla sua omonima pièce teatrale che ha ricevuto il Premio Ubu per il Miglior Spettacolo e la Miglior Regia, scritto con Elena Stancanelli e Giorgio Vasta, è una produzione Rosamont (Marica Stocchi e Giuseppe Battiston) e Minimum Fax Media con Rai Cinema che arriva in sala domani 10 settembre distribuito da Teodora Film.
Nel cast Donatella Finocchiaro e Alissa Maria Orlando, Susanna Piraino, Anita Pomario, Eleonora De Luca, Viola Pusatieri, Serena Barone, Simona Malato, Laura Giordani, Maria Rosaria Alati, Rosalba Bologna, Ileana Rigano, la Dante si proclama “felicissima essere qui a Venezia, è un miracolo, che siamo qui e ricominciamo a sognare”. Sulla genesi del film: “Nasce come pièce, lo spettacolo ha girato il mondo, la famiglia a teatro era più allargata, sette sorelle, i genitori e un figlio, mentre sullo schermo sono cinque e solo loro. Ma sul palcoscenico non c’è la casa, e siccome queste sorelle le sento un po’ di famiglia mi avrebbe fatto piacere dargli residenza, una casa ammobiliata, un mobile dove riporre cose preziose. Dunque, raccontiamo questo corpo, l’altro corpo della vita che è la casa”.
Di “un lungo lavoro di preparazione in location, con l’obiettivo di avere l’emozione in comune” parla Donatella Finocchiaro, che sottolinea “la somiglianza emotiva del personaggio, non solo fisica” e del suo precisa: “Pinuccia ha rabbia, non è una donna realizzata, fa la badante a Lia, una sorella un po’ inceppata. E’ un ruolo che le sta stretto, ma anche un personaggio meraviglioso”.
Sono dodici le attrici che interpretano le cinque sorelle in fasi diverse della vita, giacché la Dante non voleva “usare il trucco per invecchiare persone: rendiamo protagonista il tempo facendone un grande chirurgo plastico, che decide come manipolare corpi. Noi a ottant’anni saremo completamente delle altre persone che a quaranta, ed è qualcosa che il cinema può rendere bene, a patto che lo spettatori accetti che non sia la stessa attrice a interpretare un personaggio che cambia nella vita. Dunque, non la somiglianza fisica, ma per esempio il modo in cui fai il caffè, che rimane uguale per ottant’anni”.
In quella casa, prosegue la regista, “entriamo in tre momenti della vita più forti e traumatici, ovvero tre appuntamenti con la morte, tre veglie. I genitori non ci sono, anzi, i genitori sono i colombi che li seguono sempre. La colombaia è il luogo in cui il colombo torna per tutta la vita, qui l’abbiamo appiccicata con gli effetti visivi”.
Sull’aspetto produttivo, Stocchi rivela “tre mesi di workshop con le attrici sul set prima di iniziare a girare”, Battiston evidenzia “l’urgenza poetica e comunicativa del lavoro di Emma, attraverso sentimenti fortissimi, talvolta violenti. Emma è un’artista profonda e dunque non è facile rapportarvisi, ma è un’esperienza che ha cambiato molto di noi”.
Sulle eredità letterarie de Le Sorelle Macaluso, Dante esalta la “passione di Lia per la letteratura, legge sin da piccola, Fallaci, Ortese, I fratelli Karamazov”. In particolare, la regista sottolinea il racconto di Anna Maria Ortese ‘Le piccole persone’, “che parla di animali come persone che hanno faccia occhi e personalità” e rivela di aver “vissuto la perdita di alcuni animali come lutti di famiglia. Sul set i colombi li abbiamo coccolati più delle attrici”.
Infine, precisa: “Non è un film a tema, non vuole ragionare su morte, malattia, omosessualità, ma sulle cose che succedono nella vita di qualsiasi famiglia. L’omosessualità per me non è un tema speciale, ma una cosa naturale come la morte”.