Da lunedì prossimo, 24 agosto, torna su Rai3 ‘PresaDiretta’ con Riccardo Iacona per otto puntate in onda in prima serata ogni lunedì. Il programma riparte nel giorno del quarto anniversario del drammatico terremoto nel Centro Italia e così dedica la prima puntata a capire un nodo cruciale della vicenda: perché la ricostruzione non è mai decollata se i soldi c’erano? Una domanda cui ‘Presadiretta’ darà una risposta tanto sconcertante quanto chiara e netta che diventa ancor più dirimente in tempi di ricostruzione del Paese, chiamato presto a spendere bene i soldi che arriveranno dall’Europa con il Recovery Fund per sanare i danni economici del lockdown e sostenere una generale rinascita.
“Per il terremoto i soldi c’erano e non siamo stati capaci di spenderli per colpa di pesanti procedure burocratiche, gare d’apppalto mai partite, eccesso di norme per giunta in contraddizione fra loro che strozzano il Paese e tagli alla pubblica amministrazione. Tutti nodi che, se non verranno sciolti – avverte Riccardo Iacona conversando con l’Adnkronos – renderanno vano l’arrivo di risorse dall’Europa con il Recovery Fund fossero anche le risorse più ingenti, perché noi non saremo in grado di spenderle nei tempi giusti. L’economista Gustavo Piga, a PresaDiretta, ha detto che l’83% degli sprechi negli appalti è determinato non dalla corruzione, ma dall’incompetenza delle stazioni appaltanti e cioè dei comuni che, quando devono comprare un bene o fare una gara, non hanno persone competenti che possano farlo. Ora la pubblica amministrazione è un deserto: se si entra negli uffici comunali, si trova un solo geometra per tre comuni. Insomma, non c’è stato il turn over, i ragazzi bravi non vengono assunti e i concorsi non si fanno. Ma non esistono paesi forti che non abbiano al fianco del privato una amministrazione pubblica scintillante”.
Dobbiamo sterzare in fretta allora, prima che arrivino le risorse Ue. Ma a cosa potrebbero servirci questi soldi, oltre a banda larga e infrastrutture, guardando invece in modo specifico alla situazione sanitaria? Su cosa dobbiamo investire per fronteggiare l’emergenza dell’epidemia attuale e prevenirne di nuove? L’Italia dove ha mostrato le peggiori falle? Iacona e PesaDiretta condivideranno col pubblico la loro analisi, accendendo un faro sulla priorità numero uno in materia di tutela della salute: fare prevenzione e medicina del territorio, anche se non fa comodo alle carriere di nessuno.
E ora torniamo al tema ‘coronavirus’. “Decine di migliaia di persone sono morte nelle case senza che venissero fatti loro i tamponi – evidenzia Iacona – Ed è successa una cosa grave e inedita nel sistema sanitario nazionale: c’è stata gente che non è stata presa in carico, senza contare le quote di morti in più negli ospedali che si sono affollati al punto tale da rendere impossibile curare tutte le persone con le conseguenti drammatiche scelte che si sono rese necessarie. Abbiamo vissuto l’orrore e vogliamo che non si ripeta più. E abbiamo anche capito perché c’è stato tutto questo orrore – approfondisce il giornalista – perché un’epidemia non si contiene dentro gli ospedali ma sul territorio: la gente, infatti, non deve muoversi dalla propria casa ed è lì che deve essere curata facendo anche i rintracciamenti epidemiologici”.
“Ecco – dice Iacona – tutto questo, che ora è diventato un mantra, sarebbe stato compito dei Dipartimenti di Prevenzione e, al loro interno, gli Uffici di Igiene Pubblica. Peccato che sono i dipartimenti più depauperati d’Italia! Non è certo un caso – osserva il giornalista – che la Lombardia sia stata la Regione con più morti Covid: è, infatti, la Regione che ha meno tradizione di medicina del territorio e, quindi, prevenzione che significa tamponamenti, rintracciamento delle persone che sono state con chi è risultato positivo, controllo del rispetto della quarantena, visita a domicilio e relativo tampone, ma anche somministrazione di quanto necessario ai primi sintomi per evitare che il paziente covid finisse in terapia intensiva”.
“L’Italia, però – denuncia Iacona – sulla medicina dei servizi sanitari regionali non era preparata perché è la meno implementata e poi non era preparata anche in termini di mezzi e di uomini tanto che non siamo stati in grado di fare tutti i tamponi necessari, né c’erano i laboratori che li potevano processare e tantomeno i materiali tecnici che servono per processare i tamponi”.
“Ora abbiamo capito che sulla medicina del territorio dobbiamo migliorare – scandisce Iacona – E’ su questo terreno, infatti, che miglioreremo la nostra capacità di saper contenere una epidemia che non è morta, che ancora non ci vede vicini all’obiettivo del contagio zero ed anzi è di nuovo in crescita. Quando in autunno avremo milioni di italiani con la febbre e bisognerà decidere se si tratta di Covid oppure no, saranno i dipartimenti di prevenzione ed epidemiologia a dover fare questo lavoro. E in ragione di questo – scandisce il conduttore di PresaDiretta – devono essere implementati. Quello che ci ha fatto perdere la guerra con il Covid e che ha aumentato in maniera drammatica le vittime è stato proprio questo vulnus”.
“Insomma – tira le conclusioni Iacona – è mancata la prima linea fatta di medici di medicina generale, che sono stati i primi a essere contagiati nelle regioni più colpite e, in molti casi, sono morti. Nello spazio di pochi giorni la prima linea ha ceduto totalmente e quando la gente stava male è andata al pronto soccorso e lì è cominciato il disastro. Come dirà a PresaDiretta Giuseppe Remuzzi, Top Italian Scientist, che tra l’altro è di Bergamo e ha vissuto da vicino proprio il disastro di Bergamo, le botte che abbiamo preso con questo coronavirus devono servire a ridisegnare la missione del servizio sanitario nazionale e della tutela pubblica. Se previeni, mandi meno gente in ospedale, mentre ora la prevenzione rispetto a un tempo, si è ridotta alle campagne vaccinali. I dipartimenti di prevenzione – argomenta Iacona – sono stati i più tagliati: lì non si fa carriera, si fa invece nell’ospedale”.
“Il Drg (diagnosi tabellata dal sistema sanitario che prevede rimborsi) è diventata l’unità di misura principale, la ratio economica, sia negli ospedale privati convenzionati sia in quelli pubblici. I Drg – parla chiaro Riccardo Iacona valgono poco nei dipartimenti di prevenzione, valgono invece per le carriere, per i soldi che si fanno”. E ora abbiamo aperto gli occhi? “Ora i soldi devono andare ai dipartimenti di prevenzione perché dobbiamo non solo contenere i nuovi contagi, ma ridisegnare la missione del sistema sanitario nazionale”, torna a bomba il giornalista che nel corso del programma dedicherà un’intera puntata anche a “fare la carta di identità di questo coronavirus perché sono più le cose che non appiamo che quelle che sappiamo”.
di Veronica Marino