“Se non riapriamo falliremo tutti, l’intero settore scomparirà”. E’ lapidario il presidente del Silb – Fipe, l’organizzazione che associa oltre il 90% di discoteche e sale da ballo censite dalle Camere di Commercio, Maurizio Pasca , imprenditore salentino, proprietario del ‘Quattro colonne’ di Gallipoli. “Tranne che una breve parentesi estiva, per i soli locali all’aperto, siamo chiusi dal 23 febbraio scorso e non abbiamo avuto nessun sostegno da parte del governo, non un euro né una parola , siamo un settore dimenticato, evidentemente siamo considerati ‘brutti, sporchi e cattivi'”, dice Pasca all’AdnKronos in relazione al Dpcm ottobre in materia appunto di discoteche. “In Italia ci sono circa 3mila fra discoteche e sale da ballo che ‘valgono’, in termini di fatturato, 1 miliardo 200mila euro ed hanno circa 50mila dipendenti, con vari tipi di contrattualizzazione’ e un indotto di altri 50mila lavoratori, in gran parte figure atipiche come pr, vocalist, dj – snocciola Pasca – ma mentre all’estero il settore è considerato parte integrante, e importante, del turismo, pensiamo a esempi macroscopici come la centralità di questo intrattenimento a Ibiza, in Italia, semplicemente, non siamo considerati”. Che fare? “Posto che se non riapriamo questo inverno, se si slitta a marzo o addirittura a ottobre prossimo e intanto, come già avviene da mesi, paghiamo affitti, bollette e quant’altro senza incassare un soldo, se succede questo scompariremo, le soluzioni volendo si trovano: si potrebbero far entrare solo le persone che hanno scaricato l’app immuni e solo dopo aver fatto sul posto, con esito negativo, il tampone rapido. Basta dare le regole giuste”, aggiunge Pasca.
“In discoteca con app Immuni e con tampone rapido”, la proposta dei gestori
Anche Roberto Cominardi, gestore dell’Old Fashion e presidente dell’Associazione discoteche di Milano, parlando con l’Adnkronos ”chiede al Governo di essere collaborativo”. “In questo momento possiamo diventare un’opportunità per far fare il download della app Immuni a tutti i giovani asintomatici. Noi possiamo diventare un presidio sanitario. Se falliamo tutti si rischia di consegnare un intero comparto alla criminalità organizzata”.
“La app immuni è stata una mia battaglia personale che porto avanti da tempo -sottolinea- è un’occasione unica per convincere i giovani a scaricare questa applicazione. Abbiamo bisogno di educare i giovani a dei comportamenti più sani e collaborativi. Se tutti i locali notturni stabiliscono un protocollo con il Ministero della Sanità che stabilisce che l’ingresso può avvenire con la presentazione della app immuni avremmo finalmente un tracciamento delle persone considerate più pericolose: gli asintomatici. Se noi ci rimettiamo solo a chiudere tutto loro si aggregheranno comunque, come hanno fatto durante il lockdown, in modo illegale e illecito e nessuno li potrà fermare”.
”Esistono le case private, i capannoni, è un’utopia pensare che i giovani resteranno ciascuno a casa propria”. Cominardi afferma che le discoteche milanesi hanno chiuso ”il 23 febbraio, prima che ci fosse l’ordinanza a livello nazionale, e questo per senso di responsabilità. Quando c’è stata data la possibilità di riaprire lo abbiamo fatto seguendo tutte le direttive, ancora oggi i locali che possono operare come bar, ristoranti e pub seguono tutti i paradigmi”.
Quanto alle mascherine: “Nessuno può obbligare i giovani ad indossarle con la forza, neanche un poliziotto, al massimo lo può sanzionare – dice poi Cominardi – Per questo propongo di fare un protocollo che stabilisce, in tutti i locali notturni, l’ingresso con la mascherina, il controllo della temperatura, l’obbligo di dimostrazione di avere la app immuni e la limitazione del ballo al proprio tavolo”.
Infine il presidente dell’associazione discoteche di Milano lancia una frecciatina ai ‘colleghi’ ristoratori: ”Alcuni dei nostri ‘cugini’ ristoratori, dopo cena, a un certo punto alzano la musica e naturalmente la gente balla. Noi discoteche abbiamo tutta una serie di norme anti-infortunistiche e di sicurezza che i bar e i ristoranti non hanno. Tra le norme di sicurezza che ci sono nelle discoteche da sempre, anche prima del Covid, c’è il sistema di aerazione che è come quello che c’è nelle sale operatorie e le norme anti-incendio”.
“Siamo rassegnati. Le proposte sono vanificate dalla mancanza di volontà del Governo, che non penso ci faccia riaprire a breve. Ma se ci fosse la volontà politica a far ripartire il settore saremmo pronti a fare di tutto” dice, parlando con l’Adnkronos il responsabile nazionale dell’Intrattenimento di Confesercernti Fiepet, Filippo Grassi, a cui fa capo anche il settore ballo, inteso come discoteche, balere, milonghe, sale di ballo latino americano….Locali in metamorfosi per esigenza di sopravvivere che spesso “stanno riaprendo in forma di ristoranti… E’ resilienza da premiare con la medaglia perché questi imprenditori si imbarcano in avventure che non sono le loro. Dato che non c’è nessuna prospettiva per il futuro”. “L’incontro con il ministro Patuanelli è stato costruttivo anche se i fondi messi dal Governo non sono sufficienti – ricorda Grassi – C’era anche Bonaccini che ha promesso fondi come Emilia Romagna e si è impegnato ad intervenire con gli altri Governatori in conferenza stato regioni”. Il punto chiave è che “il settore dispone di locali talmente grandi che non vedo perché non possano essere utilizzati per manifestazioni con 200 persone”. “Non vedo perché – prosegue – dobbiamo essere ridotti a non poter fare più vita notturna ma solo ristorazione, un percorso rischioso che apre il portone all’abusivismo dei privati” perché “i ragazzi vogliono divertirsi a prescindere”; i single “al di sopra degli ‘anta’ attraverso i balli di coppia vorrebbero continuare a tentare ‘l’acchiappo’” e “mogli, mariti e fidanzati vorrebbero continuare a ballare un tango. E non vedo perché non possano farlo. Lo abbiamo detto di riaprire ai balli di coppia. Ma manca la volontà politica”. Il risultato? “Una perdita neanche quantificata a livello nazionale; Una montagna di insoluti; Fatturazione del 2019 per rifornimento locali e discoteche ancora oggi da pagare perché tanti pagano in tre-quattro mesi, dunque una montagna di fatturazione dell’indotto che sta aspettando di incassare; Un settore che non ce la fa ad andare avanti senza liquidità”. E conclude: “Nessuna prospettiva per il futuro”.