Ex componente dell’allora Sismi e oggi tra i più apprezzati interpreti di Lucio Battisti, il musicista Roberto Pambianchi, ha un’idea precisa del rapporto fra il grande artista scomparso e la politica. E ne parla con l’Adnkronos: “Ho conosciuto la sorella e il papà di Lucio Battisti e non ho potuto fare a meno di chiedergli se il figlio fosse di destra. No, Lucio non era di destra, non era proprio interessato alla politica, ma aveva avuto un problema. Suo padre – racconta Pambianchi – faceva parte delle ‘camice nere’ e negli anni subito successivi alla guerra fu picchiato dai partigiani proprio davanti a Lucio che avrà avuto all’incirca cinque anni. E ne fu scosso. Fu questo che lo portò ad avere una certa antipatia verso il colore rosso che gli ricordava bandiere e magliette rosse che correvano appresso al padre. Alfiero, il papà di Lucio, mi disse proprio che, al di là di questo fatto emozionale, a Lucio la politica in se stessa non interessava”.
Ma si sa che le emozioni pesano molto. Ecco forse perché era scattata l’attenzione dei servizi segreti verso Battisti negli anni 70, come racconta lo storico Giannuli a Michele Bovi nella video intervista oggi visibile a tutti su rockol.it. Di certo, quello che ha cambiato la vita di Pambianchi, dalla totale immersione nell’addestramento militare a Forte Braschi e nel centro addestramento guastatori di Capo Marrargiu in Sardegna, ad una vita dedicata totalmente alla musica è stato il Lucio che canta l’amore.
“Mio padre ex paracadutista della Folgore, si trovò a metà anni 50 ad addestrare il primo gruppo di ‘uomini rana’ della Repubblica Dominicana. Inevitabile, quindi, per me proseguire dopo il periodo del militare l’esperienza nell’esercito fino al grado di sergente – racconta Pambianchi – E poi, quando ne ebbi l’opportunità, scegliere l’addestramento vero e proprio nel Raggruppamento Unità Difesa di Forte Braschi, a Roma, sede dell’allora Sismi (oggi Aise). Un addestramento più mirato, dalla difesa personale all’uso di diversi tipi di armi ed esplosivi. Era il 1981, tempo delle Brigate Rosse, facevo la scorta armata al vice comandante del Sismi di allora. Ero molto giovane, con un forte spirito avventuroso ed ero, di fatto, diviso tra la chitarra e il mitra, quando si verificarono a distanza di qualche anno l’uno dall’altro, due eventi concomitanti, da un lato la necessità di passare a mansioni meno operative e più di approfondimento presso il ministero della Difesa e, dall’altro, la morte di Lucio Battisti il 9 settembre del 1998”.
“Ecco, fu proprio il 10 settembre dell’anno dopo, un anno passato a piangere la morte di Battisti – dice Pambianchi – che decisi di chiamare l’autore dei testi degli ultimi cinque album di Lucio, Pasquale Panella, che accolse la mia telefonata con grande entusiasmo. Da lì presi la mia decisione e iniziai la carriera di interprete di Battisti e di cantautore, lasciando che prevalesse più la mia anima musicale che quella ‘militare'”.
Una carriera artistica, quindi, quella scelta da Pambianchi che prosegue da allora e lo vede girare l’Italia tra le piazze e i teatri d’Italia. “Spero che lo stop degli spettacoli dal vivo a causa del Covid finisca presto, altrimenti sarà difficile resistere”, sottolinea con amarezza. I suoi concerti, però, vanno comunque avanti sui social e proprio domenica prossima ne terrà uno alle 18 in diretta su facebook tra le amate canzoni di Lucio Battisti e quelle che portano la sua firma.
(di Veronica Marino)