“Il sistema del cinema hollywoodiano e quindi anche l’Academy e le sue regole in continuo mutamento, sono ormai da anni sempre più avvitati nell’insicurezza sistematica che governa quel mondo e che viaggia in parallelo col suo abnorme ego per cui si sente paladina della civiltà: una responsabilità che il cinema non deve assumersi, secondo me. Il cinema non deve mai pensare in modo politico o morale”. Il regista Gabriele Muccino, che ben conosce l’America dove ha vissuto fino a quattro anni fa, racconta all’Adnkronos il suo pensiero in merito alla decisione dell’Academy Awards di inserire ‘l’inclusività’ tra i criteri di scelta dei film candidati agli Oscar.
“I parametri della censura, inoltre – è la sua analisi – si sono sempre più estremizzati negli anni togliendo via via ai film moltissimi ‘spigoli’ interessanti; l’essere ossessivamente politicamente corretti è di fatto una spirale di paranoie che non avranno mai fine. E soprattutto non si può fare arte se i paletti sono così tanti e così limitanti da assomigliare a quelli che vengono messi per la visione di un cartone animato della Disney”.
“La vita è anche ingiusta, dolorosa, cattiva, iniqua e il cinema, come arte, ha il dovere assoluto di rappresentare la vita senza dolcificanti e fregarsene delle ragioni politiche e diplomatiche che lacerano il popolo americano rendendolo così spaventato e confuso su tutto”, chiosa Muccino.
di Veronica Marino