E’ morta Franca Valeri. L’attrice, che viveva a Trevignano Romano, aveva appena compiuto 100 anni. Domani dalle 17 alle 21 al teatro Argentina di Roma ci sarà la camera ardente. Per quanto riguarda i funerali si svolgeranno in forma privata.
Ideatrice di una galleria di personaggi indimenticabili e ancora oggi straordinariamente attuali come la Signorina Snob, Cesira la manicure, la sora Cecioni, iniziatrice di un genere che tanta fortuna avrebbe avuto, dimostrò il proprio talento in molti ambiti diversi: radio e teatro, cinema e televisione, opera lirica e letteratura, rimanendo sempre unica e inimitabile. Nome d’arte di Alma Franca Maria Norsa (aveva scelto il suo nome d’arte dopo aver letto un libro sullo scrittore francese Paul Valery) nata a Milano il 31 luglio 1920 da padre di religione ebraica e madre cattolica, era ormai romana d’adozione.
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Il ricordo di Urbano Barberini
Tra le attrici italiane più amate, ha lasciato il segno con film come “Il segno di Venere” (dove è la romantica Cesira in cerca di marito ma oscurata da una prorompente Sophia Loren, cugina ingombrante), “Il vedovo” (a fianco del cialtrone Alberto Sordi, che lei chiama “cretinetti”) e “Piccola posta” (sempre con Sordi, dove cura la posta del cuore di una rivista femminile spacciandosi per la contessa polacca Eva Bolasky); con opere teatrali come “Lina e il cavaliere” e “Le catacombe”; spettacoli televisivi della Rai in bianco e nero come “Studio Uno” (con uno dei suoi personaggi più celebri, la sora Cecioni, con la parola d’ordine al telefono “Pronto, mamma?”) e “Sabato sera”. Ed è stata la prima attrice comica in Italia, faro e musa di tutte coloro che sarebbero venute dopo: Lella Costa, Sabina Guzzanti, Luciana Littizzetto tra le altre.
Vittima di leggi razziali, si salvò con documenti falsi.
Due grandi amori e una figlia adottiva
Fu nei salotti intellettuali e mondani di Milano che Franca Valeri iniziò a tratteggiare quelle figure di donne superficiali che avrebbero poi accompagnato gran parte della sua carriera. Nell’immediato dopoguerra questi personaggi la fecero approdare alla radio; più tardi li inserì negli spettacoli del Teatro dei Gobbi (del quale fu tra i fondatori, insieme con Vittorio Caprioli, suo marito dal 1960 al 1974), prima in ‘riviste da camera’ (1951-1953) e quindi in rappresentazioni che fondevano rivista e commedia (1955-1958).
“Cretinetti”, la battuta a Sordi entrata nel mito
Parallelamente intraprese un’intensa attività di attrice nel teatro di prosa (recitò tra gli altri per Giorgio Strehler e Mario Missiroli) e dal 1957 anche in televisione, dove partecipò a varietà, sceneggiati, atti unici (uno dei quali da lei scritto, “Le donne balorde”, del 1960). È stata inoltre autrice di commedie, da lei stessa interpretate (“Le donne”, 1960; “Le catacombe”, 1962; “Questo qui, quella là”, 1964; “Meno storie”, 1969; “Non c’è da ridere se una donna cade”, 1978; “Le donne che amo”, 1981; “Tosca e le altre due”, 1986; “Senzatitolo”, 1991; “Sorelle, ma solo due”, 1997). Tutti i suoi testi sono stati pubblicati: l’antologia “Tragedie da ridere. Dalla Signorina Snob alla vedova Socrate” (La Tartaruga, 2003) ne riunisce la maggior parte. A partire dal 1972 Franca Valeri si è cimentata nella regia di opere liriche e dal 1986 anche di commedie.
La sua milanesità con Cesira la manicure e la Signorina Snob
Ma impersonò anche figure patetiche di donne frustrate in cerca d’amore (“Il segno di Venere”, 1955, di Dino Risi, e “Parigi, o cara”, 1962, di Caprioli, entrambi da lei sceneggiati) e persino caratteri diabolici (“Il bigamo”, 1955, di Luciano Emmer). Di minore rilievo i suoi ruoli in “Villa Borghese” (1953) di Vittorio De Sica, “Questi fantasmi” (1954) di Eduardo De Filippo, “Mariti in città” (1957) di Luigi Comencini, “La ragazza del palio” (1957) di Luigi Zampa, “Non perdiamo la testa” (1959) di Mario Mattoli, Arrangiatevi! (1959) di Mauro Bolognini, “Rocco e i suoi fratelli” (1960) di Luchino Visconti, “Io, io, io… e gli altri” (1966) e “La ragazza del bersagliere” (1967), entrambi di Alessandro Blasetti.
Dalla fine degli anni Sessanta, preferendo tv e teatro, è apparsa al cinema solo in parti brevi e in film minori (diretta da registi come Bruno e Sergio Corbucci, Nando Cicero, Marco Aleandri, Enzo Castellari); da ricordare tuttavia “Basta guardarla” (1970) di Luciano Salce e “L’Italia s’è rotta” (1976) di Steno. Dopo vent’anni di assenza è tornata sullo schermo come coprotagonista di “Tosca e le altre due” (2003) di Giorgio Ferrara, tratto dalla sua commedia del 1986.
Come autrice Franca Valeri ha scritto una decina di libri, tra i quali “Il diario della signorina Snob” (illustrato da Colette Rosselli, Mondadori, 1951; Lindau, 2003); “Le donne” (Longanesi, 1960; Einaudi, 2012); “Questa qui, quello là” (Longanesi, 1965), “Toh, quante donne!” (Mondadori, 1992); “Animali e altri attori. Storie di cani, gatti e altri personaggi” (Nottetempo, 2005); “Di tanti palpiti. Divertimenti musicali” (La Tartaruga, 2009), “Bugiarda no, reticente” (Einaudi, 2010), “Non tutto è risolto” (Einaudi, 2011), “L’educazione delle fanciulle. Dialogo tra due signorine perbene” (con Luciana Littizzetto, Einaudi, 2011); “Il cambio dei cavalli” (Einaudi, 2014); “La vacanza dei superstiti (e la chiamano vecchiaia)” (Einaudi, 2016); “La stanza dei gatti. Una chiacchierata con il teatro” (Einaudi, 2017); “Il secolo della noia” (Einaudi, 2019).