Musica nuova per immaginare un nuovo inizio, riflettendo su passato e presente. “Quando sta per uscire un tuo album e contemporaneamente inizia una pandemia globale senza precedenti nella storia recente, comprendi il significato della metafora anglosassone sull’elefante nella stanza: come puoi parlare d’amore, d’amicizia, del tempo che passa, di cose normali insomma, con un elefante di 10 tonnellate in casa? L’album previsto ad aprile, titolo ancora da decidere. Poi è arrivato l’elefante, e ho avuto tempo di riflettere, riascoltare, ragionare. Mancava qualcosa ma non capivo cosa. Poi è arrivato da Michele Canova e Jacopo Ettorre il pezzo ‘Qualcosa di nuovo’ ed era il concetto semplice ma profondo che mi mancava per dare una coerenza d’insieme a tutte le altre canzoni dell’album: perché l’amore, l’amicizia, il tempo che passa, oggi hanno senso solo se ci aiutano a immaginare oltre la linea dell’orizzonte un nuovo inizio. Nonostante l’elefante”, dice Max Pezzali, alla vigilia dell’uscita, prevista per venerdì 30 ottobre, del suo nuovo album di inediti, che si intitola appunto ‘Qualcosa di nuovo’ e arriva a 5 anni dal suo precedente lavoro.
Il video della title-track, che è stato anche in singolo che ha anticipato l’album, è stato ideato, prodotto e interpretato da Fabio Volo, mentre Max e suo figlio Hilo compaiono solo come cammei. E proprio al figlio Pezzali sembra rivolgersi in diversi brani del disco: “La riflessione sul tempo che passa è una costante della mia produzione. Ma da quando sono padre mi rendo conto che mi viene naturale farlo anche confrontando la mia adolescenza con quella di mio figlio”. Figlio al quale Max spera di tramandare anche la sua passione per la storia: “Se fossimo stati più attenti alla storia non saremmo stati così impreparati alla pandemia che stiamo affrontando oggi. Tutto può tornare. E un’umanità che non riesce a tenere memoria del suo passato e un’umanità destinata a commettere sempre gli stessi errori”.
Così a seguire ‘Qualcosa di nuovo’, nella tracklist si susseguono la dichiarazione d’amore di ‘Non smettere mai’, la carrellata su quattro decenni in compagnia di J-Ax di ‘7080902000’, il passaggio di testimone alle nuove generazioni di ‘I ragazzi si divertono’, il selfie al giro di boa dei cinquanta di chi vuole continuare a sentirsi giovane e cool tra sneakers e Tik Tok di ‘Più o meno a metà’, la dedica a Roma (città dove sta crescendo il figlio di Max) di ‘In questa città’, l’amore che si mescola alla gratitudine in ‘Se non fosse per te’, lo stupore per l’innamoramento che ti travolge quando sei già negli ‘anta’ di ‘Sembro matto’ (feat. Tormento), i nostalgici ‘Noi c’eravamo’ (“Una specie di ‘testamento morale’ da lasciare a chi è giovane e a chi lo sarà. Questa è stata la nostra storia, ora la vostra dovete scriverla voi, vivendola fino in fondo per poterla tramandare senza rimpianti”, spiega Max) e ‘Siamo quel che siamo’ (feat. Gionny Scandal) (“Però l’energia che avevo addosso – dice la canzone – a qualsiasi costo io la rivorrei”), il “brano sottotitolo” dell’album ‘Il senso del tempo’ (“perché puoi essere il più bravo e talentuoso del pianeta, ma se ti manca la capacità di capire quand’è il momento decisivo di osare e quando invece no, se sei sempre un po’ in anticipo o in ritardo, t’incarti e perdi”, riflette Max) e la chiusura “colorata e un po’ tamarra, con una vacanza all’italiana in Florida che sembra uscita da un film dei Vanzina” di ‘Welcome to Miami (South Beach)’.
Un disco tanto personale ma con alcune collaborazioni molto importanti: “Sì, in primis quella con il mio amico fraterno J-Ax. Siamo cresciuti affrontando esperienze simili e parallele, per questo mi interessa sempre il suo punto di vista. Il pezzo 7080902000 è nato già pensando al suo ‘controcanto’, al confronto tra la mia lettura e la sua”. Il videoclip di ‘Qualcosa di nuovo’ affidato all’amico Fabio Volo (che all’interno del Bowling Brunswick di Roma incontra diversi personaggi e coppie che rappresentano le diverse fasi dell’amore). La presenza di Tormento in ‘Sembro matto’, “è invece una specie di vezzo da fan, perché sono un fan accanito della produzione dei Sottotono”. Infine, Gionny Scandal: “Sembra quanto di più lontano da me, eppure mi aveva colpito molto la sua biografia, il suo essere cresciuto con la nonna, senza genitori. Da padre mi ero commosso. Mi sono avvicinato e ho scoperto che avevamo più punti in comune che di distacco. E il rapporto con lui mi è servito pure a capire meglio come fanno musica i ragazzi di oggi. Alcuni di loro sono anche ottimi manager di se stessi: hanno un’intelligenza operativa che noi alla loro età non avevamo affatto”, sottolinea Max, che ammette come il contesto creato dal web, “dove ognuno può lavorare in autonomia a costruirsi la propria fanbase”, “è più meritocratico di un tempo, anche se altrettanto competitivo”: “Loro possono parlare direttamente alla loro generazione e a chi ha voglia di ascoltarli, un tempo c’erano più forche caudine da attraversare prima di arrivare al pubblico: dalla discografia ai giornalisti. Si è tolto il potere ai sommi sarcedoti”, sottolinea Pezzali.
Che deve fare i conti con il Covid anche per la promozione dell’album: “Dopo la cancellazione dei concerti di questa estate, non vedevo l’ora di avere almeno la possibilità di fare dei firmacopie per il nuovo album. E invece nemmeno quello si può fare. Proveremo a fare delle cose distanziate e virtuali ma non è la stessa cosa. Devo dire che ho difficoltà a trovare un surrogato virtuale all’incontro tra persone”, ammette.
E a proposito degli effetti della pandemia, Max ha fondato nei mesi scorso con Lo Stato Sociale la Dcpm Squad, una superband di amici nata per aiutare le migliaia di professionisti del mondo dello spettacolo in un momento di crisi senza precedenti. E sull’insoddisfazione espressa da molti nel settore musicale sull’operato del governo, aggiunge: “Credo che in questo momento mettere in croce il governo per quello che non è stato fatto, sia come sparare sulla Croce Rossa. Il nostro mondo ha sempre chiesto a viva voce di riaprire al più presto, concerti, teatri, arene, ma ora ci rendiamo conto anche noi che non è così semplice. È la peste manzoniana, ci si affida alla Provvidenza”, sottolinea.
“Sicuramente – aggiunge poi – dovrebbe esserci maggiore tutela per alcuni professionisti dello spettacolo. Sono tutte categorie che non godono sostanzialmente di alcun ammortizzatore sociale. Eppure sono figure che hanno affrontato studi e specializzazioni enormi. Questa roba qui purtroppo non è riconosciuta da nessuno. Qualcuno ha ancora la percezione del musicista come di uno che si diverte e non fa niente. Questo deve cambiare al più presto!”.
I suoi concerti a San Siro previsti quest’estate sono stati rimandati ma Max ha un’immagine precisa del ritorno sul palco alla fine di tutto questo: “Una cosa la so, che prima o poi torneremo. E so anche che quando riprenderà tutto, assisterò probabilmente alla più bella stagione di concerti di sempre. Nei libri di storia entrerà il Covid ma anche il Rinascimento che lo seguirà”.
Infine, su Amadeus e Fiorello al lavoro su un Sanremo 2021 tra mille incertezze, Max dice: “Come sapete non sono uno che pensa spesso a Sanremo. Ma gli faccio un grande in bocca al lupo perché comunque un Sanremo ben fatto sarebbe un bel propulsore”. Poi concorda da quanto detto dagli ‘Amarello’: “Sanremo in lockdown non lo riesco a visualizzare. Sanremo è il pubblico in sala, è la folla all’ariston. Spero per tutti che riescano a farlo così”, conclude.
(di Antonella Nesi)