“Una bellissima cosa la lettera di Riccardo Laganà su Enrico Caruso, il nonno di mio padre. Spero che vada subito in buca la palla lanciata oggi dal consigliere perché la Rai si metta alla guida di tutte gli eventi che celebreranno la nascita e la morte del mio bisnonno, da Napoli a New York passando per la Toscana”. Riccardo Caruso, tenore e bisnipote del grande Enrico Caruso, commenta così con l’Adnkronos la missiva inviata dal consigliere di Viale Mazzini Riccardo Laganà ai vertici dell’Azienda, auspicando quindi che il Servizio Pubblico si appropri “finalmente del centenario della morte e del 150esimo della nascita di Enrico Caruso, gestendo tutte le iniziative sparse dentro e fuori i confini italiani, come quelle che si svolgeranno a Sorrento o a Torre del Lago Puccini o all’Enrico Caruso Museum di New York o ancora in Toscana, terra della sua compagna Ada Botti Giachetti e regione dove c’è l’unica residenza italiana di Enrico Caruso”.
“Se la Rai mette il suo marchio – evidenzia Riccardo Caruso – allora tutte le attività legate a questi anniversari verranno ben coordinate e tutelate, senza contare le grandi opportunità offerte anche dai canali tematici portati in dote dall’era digitale. Il marchio della più grande impresa culturale italiana – sottolinea il musicista che ha cantato 25 anni nel coro del Maggio Musicale Fiorentino dopo essere stato anche nel coro della Scala – potrebbe consentire a tutte le iniziative che già sono in corso di preparazione, sia in Italia che in America, di avere una coerenza. E il coinvolgimento della Rai potrebbe essere dirimente anche per dare a Cesare quel che è di Cesare. Sì perché – spiega – Enrico Caruso è stato un po’ nemo propheta in patria, nel senso che quando cantò ‘L’elisir d’amore’ al San Carlo di Napoli venne fischiato e ci rimase molto male tanto da decidere che non avrebbe mai più cantato lì, nonostante fosse la sua città natale”.
“Così ci fu – continua il bisnipote del tenore dei tenori – e si aprì in quel momento una frattura vera e propria, anche se col tempo venne fuori che i fischi erano arrivati da una claque pilotata, che era legata a Fernando De Lucia, famoso a Napoli proprio per l’Elisir di Donizetti e tenore legato alla tradizione del belcanto con uno stile sicuramente più tradizionale rispetto a quello appassionato e moderno, per l’epoca, di Enrico Caruso. De Lucia, però, non c’entrava nulla, questo va detto. E, infatti, fu proprio lui a cantare al funerale del mio bisnonno. Caruso, come Pavarotti, ha avuto la grande fama prima in Inghilterra e poi negli Stati Uniti”. Nemo profeta in patria, dunque, perché “è l’America ad avergli dato, a partire dall’anno del suo debutto al Metropolitan, il 1903, il grande successo che poi ha avuto. Tornato in Italia, infatti, è diventato un’icona del canto all’italiana”.
Ed è per questo, per quello che Caruso simboleggia così come per ricucire lo strappo fra lui e Napoli che Laganà ha inviato una lettera a tutto il Cda. “Il 2 agosto del 2021 – recita il testo scritto dal consigliere Rai ai vertici – saranno 100 anni dalla morte di Enrico Caruso e il 25 febbraio del 2023 i 150 anni dalla sua nascita. Un arco temporale di due anni e mezzo ideale per marcare la celebrazione della più importante voce della storia della musica, ‘il tenore dei tenori’, un italiano ancora oggi famoso e ascoltato in tutto il mondo. Ritengo che la Rai debba patrocinare e coordinare tali ricorrenze non soltanto con l’allestimento di programmi per ricordarne la figura e le interpretazioni, ma proprio in quanto maggiore azienda culturale del Paese promuovere le più prestigiose iniziative in proposito attraverso un’azione diretta a consentirne l’appropriata visibilità. Un esempio: la biografia di Caruso ci rammenta di incomprensioni mai completamente risolte tra l’artista e la sua Napoli. Questa dovrà essere l’occasione di una definitiva riconciliazione tra un Nome e una Città parimenti essenziali nell’impronta genetica della musica mondiale”.
“Il Centro di Produzione Televisivo di Napoli potrebbe dunque essere un solido fulcro attorno al quale organizzare l’evento – evidenzia Laganà, sempre attento a valorizzare i centri di produzioni tv della Rai e le sedi regionali – Per la Rai sarà la straordinaria opportunità di armonizzare le manifestazioni su scala internazionale, a partire dalla comunità italiana a New York sicuramente molto attenta all’evento, insieme a tutti i soggetti eventualmente interessati a collaborare in concorso con le istituzioni culturali e musicali che da tempo si occupano di custodire le memorie del grande tenore”.
di Veronica Marino